> > Coronavirus, Burioni: "Serve la quarantena in Italia, non è razzismo"

Coronavirus, Burioni: "Serve la quarantena in Italia, non è razzismo"

Burioni Coronavirus Che tempo che fa

Il famoso virologo Roberto Burioni sottolinea l'importanza della quarantena, usata per bloccare il virus e senza alcuno scopo discriminatorio.

Il noto virologo Roberto Burioni interviene sul sito Medical Facts riguardo il coronavirus, proponendo anche per l’Italia misure di prevenzione quali la quarantena. “Il virus in Cina potrebbe essere fuori controllo, ma da noi non c’è ancora. L’unica possibilità che abbiamo per non farlo entrare è solo, e solamente, la quarantena di chi rientra”, commenta Burioni dopo la positività al virus di un italiano tornato dalla Cina.

Coronavirus, Burioni propone la quarantena

Burioni critica le ultime lamentele riguardo alle possibili discriminazioni. Infatti, secondo il professore, la quarantena va applicata a “tutti, senza distinzione. Non è razzismo, ma un semplice ed elementare gesto di autodifesa, che agli isolati costa un lieve disagio e a noi fornisce una infinita sicurezza, evitando infine odiose e inutili discriminazioni. Peraltro – osserva Burioni – quanto siamo tutti uguali ce lo rammenta il virus, che colpisce chiunque, senza fare distinzioni di sesso, nazionalità, censo o aspetto fisico. La scienza non è democratica, il coronavirus decisamente sì”.

“Quattro giorni fa”, continua Burioni, “56 italiani sono stati rimpatriati da Wuhan, con un volo dell’Aeronautica militare, e poi sono stati messi in quarantena. Ieri uno di loro è risultato positivo al coronavirus. Possiamo trarre delle conclusioni. La prima, la più importante è che queste 56 persone quando sono partite dalla Cina stavano tutte bene. Sono state visitate, controllate tanto accuratamente che un giovane con un lievissimo rialzo termico è stato lasciato lì. Oggi una di loro si ammala. Questo ci fa capire diverse cose. La prima è che controllare i passeggeri degli aeroporti è importantissimo (e bene fa il ministro Speranza a farlo), ma non sufficiente. Il periodo d’incubazione di cinque giorni permette a un passeggero di partire sanissimo e di ammalarsi a destinazione, diffondendo il contagio”.

La seconda conclusione “è che, se non ci fosse stata la tanto criticata quarantena questo signore, che aveva sintomi insignificanti, sarebbe stato in giro per l’Italia, nelle metropolitane, nei supermercati, ovunque, mentre nella sua saliva e nel suo secreto respiratorio c’era il virus. Dire che questa persona non è infettiva, o che è poco infettiva, è semplicemente da pazzi. Una persona che ha il virus nelle secrezioni respiratorie e nella saliva è infettiva fino a prova contraria. E la prova contraria ancora non c’è”.