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Coronavirus, isolato il virus vivo nelle feci dei pazienti contagiati

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Alcuni ricercatori cinesi sono riusciti a isolare alcuni ceppi di coronavirus nelle feci di alcuni pazienti infetti: si tratta di una svolta?

Due diversi gruppi di ricercatori cinesi hanno isolato in laboratorio alcuni ceppi del nuovo coronavirus da campioni di feci di pazienti contagiati. Lo hanno reso noto in una conferenza stampa alcuni degli studiosi coinvolti nella ricerca, fra i quali Zhao Jincun, professore dello State Key Laboratory of Respiratory Disease della Guangzhou Medical University. Potrebbe trattarsi di una svolta? “Abbiamo compiuto alcune scoperte in laboratorio – ha detto il vicedirettore dello State -, che necessitano ancora di ulteriori conferme da parte degli epidemiologi”.

Coronavirus isolato nelle feci dei pazienti

Un gruppo di tre ricercatrici italiane dello Spallanzani aveva isolato il coronavirus in laboratorio permettendo agli scienziati di studiarne lo sviluppo e la diffusione. A distanza di alcune settimane, invece, due gruppi di ricercatori cinesi sono arrivati a un’altra svolta. Presso l’ospedale di Sun Yat-Sen, infatti, è stato isolato il coronavirus in alcuni campioni di feci dei pazienti contagiati. A riferire la drammatica svolta è stato Zhao Jincun, professore del laboratorio statale per le malattie respiratorie dell’Università di Guangzhou. Nonostante non sia certa la trasmissione oro-fecale del virus, il professore ha spiegato che sulle feci dei pazienti il Covid-19 risulta vivo. Il campione realizzato e isolato è stato fornito dal Fifth Affiliated Hospital dell’Università Sun Yat-Sen e permetterà di sviluppare ulteriori scoperte sul virus cinese.

Secondo Wu Nanping, vicedirettore dello State Key Laboratory for Diagnosis and Treatment of Infectious Diseases, invece, un altro gruppo di ricercatori cinesi, guidato da Li Lanjuan, avrebbe isolato tre ceppi del coronavirus da cinque campioni diversi di feci di pazienti contagiati. “Saranno – però – necessarie ulteriori ricerche sui i livelli di infettività del virus – ha precisato il vicedirettore – per capire se la presenza di quest’ultimo nelle feci sia la conseguenza di ingestione orale o dalla proliferazione nelle cellule intestinali”.