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Coronavirus, l'ipotesi di utilizzo degli anticorpi dei guariti

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Coronavirus, l'ipotesi di utilizzo degli anticorpi dei guariti per combattere la malattia

Di coronavirus si può morire, ma si può anche -e soprattutto- guarire. E proprio i soggetti guariti sono una preziosa risorsa per poter studiare un metodo efficace per combattere il Covid. In particolare, gli anticorpi dei pazienti guariti potrebbero essere usati come arma contro il virus.

Coronavirus, la definizione dei guariti

Ma chi sono, per definizione i guariti da coronavirus? Mettendo insieme valutazioni cliniche ed esami medici si può arrivare a una definizione. Come definisce il Consiglio superiore di sanità: “Il paziente guarito è colui il quale risolve i sintomi dell’infezione da Covid-19 e che risulta negativo in due test consecutivi, effettuati a distanza di 24 ore uno dall’altro, per la ricerca di Sars-Cov-2″. Continua: “Due test molecolari consecutivi per il Sars-Cov-2, con esito negativo, accompagnati nei pazienti sintomatici dalla scomparsa di segni e sintomi di malattia nei pazienti sintomatici, siano indicativi di clearance virale dall’organismo. L’eventuale comparsa di anticorpi specifici rinforza la nozione di eliminazione del virus e di guarigione clinica e virologica”. I pazienti con queste condizioni potrebbero essere una sorta di fabbrica di anticorpi per combattere le infezioni di chi ha da poco contratto il Covid-19.

Coronavirus, l’uso degli anticorpi dei guariti

La pratica si basa sull’utilizzo di anticorpi prelevati dal sistema immunitario dei pazienti guariti. Pazienti in qualche modo immunizzati nei confronti del virus. Varie terapie sono in fase sperimentale, come riportano studi clinici cinesi. “Quella della sieroprofilassi è una pratica antica, ma non esente affatto da effetti collaterali dovuti alle difficoltà di purificazione e complicata anche dal problema relativo alla produzione di plasma”, ha commentato Gianni Rezza, capo del reparto di malattie infettive dell’ISS. per lui: “Meglio sarebbe invece investire nella produzione di anticorpi monoclonali, prodotti sinteticamente” come era già stato per ebola. Questo per fornire una risposta immunitaria già pronta nei confronti dell’infezione, che protegga dal virus.