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Coronavirus, le patologie più a rischio: cardiopatie, diabete e ipertensioni

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Esistono alcune patologie maggiormente esposte al rischio di contrarre l'infezione da coronavirus: cardiopatie, diabete e ipertensioni

I pazienti che soffrono di cardiopatie, diabete e ipertensioni sono più a rischio di contrarre il coronavirus: queste patologie, infatti, li espongono maggiormente all’infezione. “Il dato che fotografa bene la realtà – ha spiegato il membro del comitato tecnico scientifico Roberto Bernabei a Il Mattino – è il fattore di rischio vero è quello di avere un’età geriatrica e patologie concomitanti. Stando ai dati, infatti, lo 0,8% delle vittime di Covid-19 non aveva precedenti patologie, il 25% ne aveva una, un altro 25% ne aveva due e infine il 48% ne aveva ben tre. Per quanto riguarda, invece, le fasce d’età: solo il 10% aveva meno di 60 anni. Ciò non significa, però, che i giovani ne siano immuni.

Coronavirus, patologie più a rischio

Un’analisi realizzata sulle prime 355 vittime per coronavirus ha descritto un’esposizione al rischio maggiore per coloro che hanno anche altre patologie. I dati raccolti, infatti, dimostrano che il 48% delle vittime di Covid-19 soffriva di altre 3 patologie, mentre solo il 10% era in perfetta salute. “Il fattore di rischio vero è avere, non solo un’età geriatrica, ma anche delle patologie concomitanti, quali ipertensione, cardiopatia ischemica, fibrillazione atriale, diabete“, ha spiegato Roberto Bernabei, ordinario di Geriatria alla Cattolica di Roma.

L’età e le altre patologie pregresse, quindi, esporrebbero il paziente a una maggiore aggressività del virus, “che trova in questo caso un terreno fertile e più fragile dove funziona a lavorare di più. Questo fatto fondamentale spiega anche l’eccesso di mortalità nel nostro Paese che, ricordiamolo, è il più vecchio al mondo insieme al Giappone”, ha aggiunto Bernabei.

In Italia, come ha ricordato l’esperto, l’età “media degli infettati è di 63 anni contro i 46 dei cinesi. Capite bene – ha osservato infine – che a 46 anni si reagisce molto meglio rispetto a 63. Quindi il dato generale è che abbiamo meno del 10% di mortalità sotto i 60 anni, tutto il resto riguarda la fascia di età dai 60 anni in poi”.