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Coronavirus, i positivi dopo la guarigione sono ancora contagiosi?

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Nuovo monito sui guariti per prevenire una seconda ondata di contagi: i positivi al coronavirus dopo il ricovero possono veicolare l'infezione?

Da una Cina ormai in via di ripresa dopo la politica sociale applicata all’epidemia da coronavirus, giunge un grande interrogativo. A pochi giorni dalla rimozione delle restrizioni più severe, negli ospedali, i ricercatori si interrogano sulla possibilità che i pazienti guariti dal coronavirus possano ammalarsi nuovamente e, in caso di risultato positivo ai test, dopo la guarigione possano ancora contagiare altre persone.

Dai pazienti guariti al nuovo contagio

Per offrire una risposta valida a queste domande e per riflettere il quesito cinese anche sul profilo del nostro paese, occorre prima comprendere il significato di “paziente guarito”. Per il Ministero della Salute, si definisce clinicamente guarito da covid-19, un paziente che, dopo aver presentato manifestazioni cliniche (febbre, rinite, tosse, mal di gola, eventualmente dispnea e, nei casi più gravi, polmonite con insufficienza respiratoria) associate all’infezione virologicamente documentata da SARS-CoV-2, diventa asintomatico per risoluzione della sintomatologia clinica presentata.

Questa definizione applicata in modo omogeneo da tutte le amministrazioni regionali conferma che “il soggetto clinicamente guarito può risultare ancora positivo al test per la ricerca di SARS-CoV-2″, anche se tutto l’assioma si contraddice integrando nella descrizione che i pazienti guariti risultano come tali dopo la negatività riscontrata in due test effettuati a distanza di 24 ore l’uno dall’altro. Occorre fare chiarezza.

Positivi dopo il ricovero: sono contagiosi?

Ritornando al caso cinese, secondo quanto si apprende dal South China Morning Post, i test positivi riscontrati nei pazienti che sono stati dimessi dagli ospedali ammontano a una percentuale che varia dal 3% al 10% (cifre confermate anche dalla rivista medica specializzata Life Times).

Il dubbio prende forma: anche una parte dei guariti può veicolare nuovamente il contagio? Dallo studio condotto in Cina è stata evidenziata la presenza di tracce di coronavirus nella gola di alcuni pazienti guariti e dimessi. Il virus SARS-CoV-2 dunque persiste nel corpo umano per settimane anche dopo la guarigione, comportandosi così come molti dei virus già noti alla comunità scientifica.

Capire il meccanismo di contagio di ritorno può aiutarci a comprendere meglio l’espansione di questo virus, portando le istituzioni a elaborare così una strategia complementare utile soprattutto a tracciare l’infezione sul territorio. I primi a poter pagare le conseguenze di questo contagio post guarigione potrebbero essere proprio medici e infermieri.

Purtroppo, per quanto possano essere rilevanti i dati raccolti in Cina, sono ancora insufficienti per poter estendere la teoria al caso generale. I campioni raccolti si basano su un numero ristretto di pazienti, ma di certo l’inizio di questa nuova ricerca potrebbe far suonare un campanello d’allarme qui in Italia. I guariti al covid-19 a Wuhan hanno comunque ripercorso le tappe della quarantena una volta dimessi dalle strutture sanitarie.