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Coronavirus, tra i rimedi c'è il vino rosso? Test al Monaldi

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Si tratterebbe di una molecola, il resveratrolo, capace di avere effetti positivi sul coronavirus.

Tra i rimedi contro il coronavirus potrebbe esserci il vino rosso. Secondo uno studio effettuato dall’Università Federico II di Napoli, infatti, la bevanda a base di uva potrebbe avere effetti benefici su pazienti positivi al coronavirus. Tutto ciò sarebbe possibile grazie alla presenza del resveratrolo: si tratta di una sostanza che viene naturalmente prodotta da varie piante, come per esempio vite, more e cacao, a scopo protettivo nei confronti di agenti patogeni come batteri o funghi. È un fenolo non flavonoide. Diverse sono le attività biologiche del resveratrolo, sebbene molte siano ancora da validare dal punto di vista scientifico: ha capacità antiossidanti e antinfiammatorie, risulta protettivo per i vasi sanguigni ed è in grado di stimolare una serie di processi coinvolti nella regolazione del ciclo cellulare e nella riparazione del DNA.

Coronavirus, tra i rimedi il vino rosso?

Da alcuni studi risulta inoltre che le persone che seguono una dieta ricca in resveratrolo sarebbero meno esposte al rischio di insorgenza di malattie cardiovascolari e cancro. In particolare la sua capacità antiossidante contribuirebbe alla protezione delle cellule dai danni causati dai radicali liberi e grazie a questa sua proprietà aiuterebbe a combattere contro l’invecchiamento della pelle.

Lo studio sul vino rosso come rimedio contro il coronavirus è stato pubblicato sulla rivista scientifica Nature, e condotto dai ricercatori Guangdi Li ed Erik De Clercq. Si è evidenziato come il resveratrolo sia capace di bloccare la replicazione virale del Mers, virus che può essere considerato simile al coronavirus. Il protocollo sta per essere messo a punto dall’ateneo partenopeo grazie al farmacista Ettore Novellino, coinvolgendo la struttura ospedaliera “Monaldi”. A darne notizia è ‘Il Mattino’ per voce del direttore del dipartimento di Pneumologia, Alessandro Sanduzzi Zamparelli, del Monaldi, che ha già utilizzato il protocollo per aerosol a pazienti con Tbc bacilliferi.

La sperimentazione

Zamparelli ha evidenziato come: “La sperimentazione consiste nella somministrazione precoce di Taurisolo ai casi accertati di coronavirus sotto forma di aerosol. Dopo una sola somministrazione in 2 pazienti su 3 l’Interleuchina al prelievo di domenica 12 aprile risulta dimezzata. Un rilievo molto promettente per controllare la fase infiammatoria di Sars-Cov-2 di cui attendiamo l’ok dell’Aifa per la sperimentazione”.