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Il pangolino è davvero responsabile della diffusione del Coronavirus?

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È davvero il pangolino il responsabile della diffusione del coronavirus da animale a uomo? Cosa si sa sul raro mammifero dalle dure scaglie.

Il pangolino è davvero il responsabile del coronavirus? Questo mammifero raro, ai più sconosciuto fino a qualche settimana fa, è diventato il capro espiatorio. Pur senza tesi scientifiche a supporto. Si tratta di un animale dalla carne ricercata e pregiata, tant’è che viene spesso consumata nei wet market asiatici. Inoltre, come se non bastasse, il pangolino è da sempre vittima di un commercio illegale che non riguarda solo l’Asia ma anche l’Europa. Anche nel vecchio continente, infatti, è piuttosto florido il commercio di parti di questo animale la cui scorza e la cui carne sono considerate taumaturgiche e per questo utilizzate come ingrediente per medicinali fai-da-te, la cui valenza non ha alcunché di scientifico. Nel solo 2018 nel continente europeo sono stati certificati circa mille sequestri di questo genere di prodotti per un totale di oltre 7 tonnellate suddivise in circa 300 mila dosi o unità. I numeri emergono dall’ultimo rapporto Traffic per l’Unione europea, un database che tiene conto dei commerci illegali di fauna selvatica intercettati dalle forze di polizia.

Pangolino e coronavirus

Pangolino e coronavirus. Ma è davvero questo mammifero raro l’untore che ha diffuso il coronavirus in tutto il mondo? Questa specie, infatti, è stata sospettata di aver facilitato la diffusione del nuovo Coronavirus in Cina, anche se ad oggi non c’è ancora alcuna certezza scientifica in proposito. Anche perché è stato il WWF ad avvalorare questa tesi: “Il genoma del virus rinvenuto nei pangolini, che si suppone essersi sviluppato originariamente nei pipistrelli, è quasi identico (al 99%) al Coronavirus 2019-nCoV rinvenuto nelle persone infette”. Ciò evidenzierebbe perché i primi risultati confermino come il commercio illegale di animali selvatici vivi e delle loro parti possa essere stato: “Veicolo per vecchie e nuove zoonosi, aumentando il rischio di pandemie che potrebbero avere grandissimi impatti sanitari, sociali ed economici su tutte le comunità coinvolte”.

Nonostante siano necessarie evidenze scientifiche a supporto, l’ipotesi è che il commercio illegale di animali selvatici vivi come il pangolino o di parti del loro corpo possa essere veicolo di vecchie e nuove malattie infettive trasmissibili all’uomo. In ogni caso, prima della pandemia, il pangolino era (e resta) una specie ad alto rischio di estinzione. L’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura ha inserito questa specie nella lista di quelle che rischiano di sparire dal pianeta.

Cosa è il pangolino

Ma cosa è il pangolino? Si tratta di un mammifero con il corpo ricoperto da squame cornee costituite di cheratina che, sovrapponendosi l’una all’altra, formano una sorta di “corazza a piastre”. Solo il ventre, la parte interna delle zampe, il muso e le parti laterali del capo sono scoperti. La corazza del pangolino è costruita in modo da permettere all’animale di appallottolarsi se spaventato; le scaglie, invece, sono affilate e possono essere usate (in particolare quelle della coda) come armi. I cuccioli di pangolini possiedono scaglie morbide, che si induriscono quando l’animale matura. Il pangolino rappresenta un mammifero raro anche per la sua pelle: è l’unico, nel genere, a essere ricoperto di scaglie.

Gli artigli anteriori dei pangolini, usati principalmente per scavare, sono estremamente lunghi e costituiscono un impedimento quando l’animale cammina sul terreno. La coda è lunga e in alcune specie prensile e serve anche da contrappeso per il corpo appesantito dalla corazza. Gli occhi sono piccoli e solo le specie asiatiche hanno orecchi esterni. La vista e l’udito deboli sono compensati da un olfatto sviluppatissimo.

La lunga lingua, adatta alla cattura di formiche e termiti, non è collegata all’osso ioide, ma, analogamente a quanto accade, per un fenomeno di convergenza evolutiva, nel formichiere gigante, proviene dalla cavità toracica. I pangolini sono completamente sprovvisti di denti. Una funzione trituratrice è svolta dallo stomaco, che per muscolatura e rivestimento interno ricorda il ventriglio degli uccelli. Per aiutare la triturazione spesso sono ingoiati sassi.