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Coronavirus, agli adolescenti italiani fa paura il futuro

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Gli adolescenti hanno paura del domani. A dirlo un'indagine fatta da esperti: 1 giovane su 3 ha paura del futuro e sono aumentati i suoi disagi.

La quarantena da coronavirus ha messo a dura prova gli adolescenti. Gli italiani hanno dovuto cambiare totalmente le abitudini, organizzando una vita a casa. Il futuro, soprattutto ai giovani fa paura ed 1 su 3 come rilevato dall’indagine “Giovani e Quarantenaha incertezze sul domani.

Coronavirus, gli adolescenti impauriti dal domani

Secondo un’indagine fatta dall’Associazione Nazionale Di.Te. (Dipendenze tecnologiche, Gap, Cyberbullismo) insieme a Skuola.net 1 ragazzo su tre, tra quelli intervistati (9.145 ragazzi tra gli 11 e i 21 anni) ha paura del domani. Il presidente nazionale dell’associazione, Giuseppe Lavenia, psicologo e terapeuta ha spiegato che il lockdown e la preoccupazione hanno creato non pochi problemi nei giovani. “Questo è un dato su cui dobbiamo porre attenzione- spiega Lavenia – I ragazzi, in questo momento di isolamento, non hanno certezze, non riescono a sognare come sarà il loro domani. Avere la capacità di desiderare è il motore della vita. Se lo si tiene spento, si rischia di non andare da nessuna parte e di alimentare situazioni spiacevoli mosse dall’aggressività o sopite dall’apatia”.

La quarantena ha aumentato disturbi come attacchi di panico. Difatti, l’esperto spiega che “Stiamo rilevando l’aumento dei disturbi d’ansia e degli stati depressivi tra gli adolescenti. Alcuni giovani chiamano anche al nostro numero verde raccontandoci i sintomi di un attacco di panico. I ragazzi si sentono soli, e nessuno li sta aiutando, nessuno si sta occupando della loro salute mentale”.

Come cambiano le abitudini dei giovani

Il coronavirus costringe alla reclusione e la reclusione a stabilire, in qualche modo, un contatto sociale con il mondo restante. Come farlo se non attraverso la tecnologia? Quest’ultima è diventata l’alleata dei più giovani con il pericolo che potrebbe diventare un vero e proprio abuso. “I ragazzi – sottolinea Lavenia – passano molto, troppo, tempo con le tecnologie: nel 90% dei casi è l’unico modo per mantenere un contatto con gli amici in questo periodo. Il 35% di loro afferma di essere sempre connesso. Ma seppur questi strumenti aiutino a mantenere i contatti, il senso di solitudine percepito dal 74% dei ragazzi ci dice che la tecnologia è si social ma non è per nulla socializzante. Fa sentire soli e non contiene le ansie. Sappiamo quanto un uso massiccio degli strumenti tecnologici possa indurre a disturbi del sonno o dell’alimentazione. Gli studi scientifici in merito ce lo hanno dimostrato. I device, inoltre, attivano il circuito della ricompensa e hanno la capacità di diventare magnetici, dando il via in alcuni casi a vere e proprie dipendenze”

La tecnologia, secondo i dati, sarebbe un “salvagente” contro la solitudine e nei rapporti sociali ed anche per recuperare le lezioni che non possono essere svolte in presenza. “Questi dati non fanno che confermare quanto intuivamo già: la tecnologia sta in qualche modo ‘salvando la vita’ ai ragazzi in quarantena – dichiara Daniele Grassucci, direttore e co-founder di Skuola.net – Internet li sta aiutando nella scuola, nei rapporti con gli amici, nel riempire i momenti vuoti della giornata. Smartphone, tablet e computer da strumenti quasi demonizzati, in una situazione così particolare, si sono trasformati in un punto di riferimento per un’intera generazione”.

La scuola “out door”

La scuola digitale, rilanciata dal ministro Azzolina per permettere a tutti nonostante la pandemia di continuare a studiare, si è rivelata un’occasione positiva, soprattutto se sfruttata in modo proficuo.

“Pur non essendo stata una scelta ponderata ma una soluzione di ripiego – sostiene Grassucci – la didattica ‘a distanza’ in poche settimane è riuscita a raggiungere la quasi totalità degli studenti italiani. Ma è solo un primo passo verso il cambiamento della nostra scuola”.

Tra gli intervistati, il 30% del restante 54% degli intervistati, dice di fare fatica a concentrarsi durante le lezioni online e il 15,4% confessa che la possibilità di accendere pc e smartphone lo “tenta” per fare altro, ad esempio stare sui social. “Un conto è la quantità, un altro è la qualità – spiega Grassucci – Se più della metà dei ragazzi è insoddisfatta di come svolge lezione da casa significa che siamo ancora all’inizio di un percorso. In futuro bisognerà lavorare tanto sui contenuti, per rendere la didattica più coinvolgente: il metodo è rimasto lo stesso adottato in classe. Così come occorrerà rendere le infrastrutture più diffuse e affidabili. Quella che si è presentata è una grande occasione, da non accantonare alla fine di questa brutta esperienza bensì da potenziare. La scuola di domani non può fare a meno della tecnologia”.

La quarantena con la famiglia

Internet, reclusione e famiglia. Il terzo elemento è fondamentale all’interno del contesto che si trova a vivere l’adolescente. Qual è il ruolo della famiglia nella quarantena? “Innanzitutto, aiutiamoli – suggerisce Lavenia – A partire da quello che possiamo fare in questo periodo di distanziamento sociale, dove siamo tutti a casa. Molti denunciano un peggioramento dei rapporti con i familiari. Era un dato che avevamo già e che si conferma anche in questo momento. Ciò vuol dire che stiamo perdendo un’altra opportunità per lavorare sul miglioramento delle relazioni. I ragazzi faticano a condividere le emozioni con i genitori, perché anche gli adulti sono distratti dalle nuove tecnologie. In più, in questo momento, molti sono in smartworking e la gestione degli spazi diventa più complessa. Questo genera frustrazione e maggiore chiusura sia per gli adulti che per i giovani”.

I genitori quindi, sono un aiuto, insieme alla scuola che gioca un ruolo fontamentale. “Potrebbe creare dei gruppi aula virtuali, aperti, senza gli insegnanti – conclude Lavenia – magari con all’interno uno psicologo che li aiuti a gestire le loro emozioni, creando temi di discussione”.