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Fase 2, test sierologici: nei laboratori privati costano fino a 50 euro

coronavirus test sierologici

Prendono il via i test sierologici ma i dubbi e le incertezze sono ancora molti: come è possibile regolamentare le sperimentazioni?

Inizia la fase 2 e prendono in via i test sierologici: dal 4 maggio infatti i cittadini potranno svolgere questi esami anche nei laboratori privati (ad esempio in Veneto e nel Lazio). Il costo dei test si aggira tra i 35 e i 50 euro: i risultati offrono però la possibilità di scoprire – con un certo margine di errore – se si è venuti a contatto con il virus o meno. Esistono due tipi di anticorpi: se nel sangue sono presenti quelli di tipo IgM, significa che il paziente potrebbe aver contratto il virus e averlo ancora nel corpo. Se invece sono presenti gli anticorpi di tipo IgG è probabile (ma non certo) che l’infezione sia stata superata.

Fase 2, corsa ai test sierologici

Corsa ai test sierologici con l’avvio della fase 2, quella di convivenza con il coronavirus: in alcune Regioni è possibile fare in modo privato questi test, mentre in altre c’è ancora lo stop dei governatori. Il prezzo è compreso tra i 35 e i 50 euro. Sono ancora molti i dubbi su questa nuova possibile modalità di scoperta del virus nel corpo dei pazienti. Se infatti una persona si reca in laboratorio, paga e fa il test senza comunicare l’eventuale positività al medico curante che cosa può accadere?

“Secondo me – spiega Fernando Patrizi, proprietario del gruppo romano Bios – servirebbe una regolamentazione. Inoltre, dovrebbe essere consentito al cittadino di non pagare. E comunque sarebbe utile che ci permettessero di eseguire, in caso di necessità, anche il tampone. I nostri laboratori sono in grado di farlo, ma non siamo autorizzati”.

L’assessore regionale alla salute del Lazio D’Amato, invece, dichiara: “Sulla sieroprevalenza abbiamo aperto ai privati, ma con delle regole. E faremo in modo che siano parte della rete, stiamo lavorando perché il risultato dei loro test siano comunicati al nostro database. Il cittadino positivo al sierologico potrebbe essere chiamato dalla Asl a fare il tampone nel sistema drive in o invece potrebbe essere invitato a rivolgersi al proprio medico”.