I test sierologici sono importanti per determinare se una persona è entrata in contatto con il virus (e possa aver sviluppato gli anticorpi) o meno: ma sono davvero affidabili? Il test si basa, appunto, sulla ricerca degli anticorpi per Sars CoV-2 che possono essere di due tipi:
- IgM (Immunoglobuline M), che vengono prodotte per prime in ordine di tempo.
- IgG (Immunoglobuline G), che si sviluppano successivamente (in genere un paio di settimane dopo l’inizio dell’infezione).
Pare però che siano emersi dubbi e perplessità sulla reale efficacia di questi esami. Alcuni ritengono che possano rivelarsi utili per gruppi di persone o per stimare quanto siamo vicini dall’immunità di gregge.
Test sierologici, quanto sono affidabili?
Una delle prime perplessità avanzate dagli scienziati rispetto a quanto siano affidabili i test sierologici riguarda il numero di persone che vi è stato sottoposto. Pare infatti che siano ancora troppo pochi gli individui che hanno svolto questi esami e dunque la loro efficacia risulta limitata. Ciò è dovuto al fatto che esistono falsi positivi che producono e che potrebbero gonfiare le stime del tasso di infezione.
Le criticità rilevate rispetto ai test sierologici sono tre: la prima riguarda appunto i falsi positivi. Infatti, questi pazienti portare a credere di essere immuni anche quando in realtà non lo sono. Un secondo punto importante è relativo al fatto che aver prodotto gli anticorpi non esclude di aver superato la malattia: in altre parole, il virus potrebbe essere ancora nel corpo. Per ovviare al problema è possibile effettuare anche il tampone. Infine, un ultimo problema riguarda l’incognita dell’immunità: pare che tutti i pazienti guariti sviluppino gli anticorpi.