> > Coronavirus, genoma individuato nel liquido peritoneale

Coronavirus, genoma individuato nel liquido peritoneale

coronavirus-genoma-liquido-peritoneale

Coronavirus, genoma del virus individuato nel liquido peritoneale. La scoperta in un paziente all'ospedale di Pisa: è il primo caso al mondo.

Genoma da coronavirus individuato nel liquido peritoneale. Una scoperta importante che può dare un contributo significativi agli studi riguardo alla diffusione del coronavirus, della sua eliminazione e dei rischi di contaminazione. Una scoperta fatta a Pisa che, a quanto risulta dai dati pubblicati finora, avviene per la prima volta al mondo in Toscana. Ricercatori e medici delle strutture di Chirurgia d’urgenza (Federico Coccolini, Dario Tartaglia, Adolfo Puglisi e Massimo Chiarugi), Virologia (Mauro Pistello), Microbiologia batteriologica (Cesira Giordano) e Medicina d’urgenza e Pronto soccorso dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Pisa (Marianna Lodato) hanno identificato – per la prima volta al mondo, in base ai dati di letteratura ad ora pubblicati – il genoma del virus Sars-Cov-2 in un campione di liquido peritoneale, prelevato durante un intervento chirurgico per patologia addominale acuta non perforativa su un paziente affetto da sintomi respiratori per infezione da Coronavirus.

Coronavirus, genoma nel liquido peritoneale

La scoperta del genoma da Coronavirus nel liquido peritoneale evidenzia come sia importante comprendere come il virus abbia raggiunto la cavità peritoneale, qual è il significato clinico di averlo trovato in quella sede e attrezzare gli operatori sanitari con la massima protezione anche per la chirurgia addominale. Il chirurgo Massimo Chiarugi spiega che adesso saranno necessari: “Approfondimenti scientifici per individuare attraverso quale via il virus ha raggiunto la cavità peritoneale e da qui comprendere se sia necessario individuare diverse modalità di cura, ma il nostro caso è rilevante soprattutto per informare la comunità scientifica dei rischi di infezione che potrebbero correre gli operatori sanitari non adeguatamente provvisti di dispositivi di protezione individuale”.

Il medico specifica come: “Gli interventi all’addome espongono gli operatori a rischi derivanti anche dall’uso di strumenti come bisturi o elettrobisturi che ha contatto con i liquidi potrebbero determinare quell’effetto droplet indicato in letteratura medica come principale vettore di infezione”. Il report del caso è in corso pubblicazione sulla prestigiosa rivista di chirurgia Annals of Surgery per l’interesse scientifico che riveste in relazione alle vie di diffusione, eliminazione del virus e rischi di contaminazione, tutti argomenti oggetto di grande attenzione da parte della comunità scientifica internazionale.