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Coronavirus: vitamina D aiuta a prevenire il rischio di essere contagiati

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L'assunzione di vitamina D può diminuire il rischio di contrarre il coronavirus e limitare i suoi danni qualora ci si infetti.

Se inizialmente era stata tacciata come fake news, l’efficacia delle vitamina D nella prevenzione del rischio di contrarre il coronavirus è ora supportata da studi scientifici.

Coronavirus: l’importanza della vitamina D

Una ricerca pubblicata sulla rivista Aging Clinical and Experimental Research ha evidenziato l’esistenza di un’associazione tra ipovitaminosi D, ovvero carenza di vitamina D, numero di casi positivi all’infezione e tasso di mortalità. Un giusto apporto sembrerebbe dunque permettere meno contagi e minori danni.

Gli studiosi hanno in particolare analizzato i dati di Italia e Spagna, paesi europei con il tasso di mortalità più elevato. Dai loro studi è emerso che i cittadini di entrambi gli stati hanno mediamente livelli di vitamina D più bassi rispetto a quelli degli altri paesi. Se infatti i valori sono di 26 nmol/L in Spagna e 28 in Italia, nei paesi del Nord la cifra supera quota 40. Questo perché qui molte persone assumono integratori e, essendo l’irradiazione del sole meno potente non viene evitata consentendo così la sintesi della vitamina.

Inoltre quest’ultima avrebbe anche un ruolo legato all’Ace2, l’enzima di conversione dell’agiotensina2, ciò attraverso cui il coronavirus entra nelle cellule. Presente anche nel sangue, l’Ace2 agisce come anticorpo neutralizzante favorito dalla vitamina stessa. Assumerla potrebbe quindi ridurre il rischio che l’infezione faccia ingresso nel proprio corpo.

Questo non vuol dire che assumendola si diventi esenti dalla contrazione del virus, ma che la probabilità di contrarlo può, anche se minimamente, ridursi. L’importante è comunque non abusarne e rispettare la dose giornaliera consigliata dal Ministero della Salute che è di 10-25 microgrammi al giorno.