> > Coronavirus nei bambini, Ravelli: "Sindrome più grave della Kawasaki"

Coronavirus nei bambini, Ravelli: "Sindrome più grave della Kawasaki"

coronavirus-bambini-malattia

Secondo il pediatra Ravelli nei bambini il Coronavirus si manifesterebbe con una sindrome più grave della Kawasaki.

Potrebbe non essere la sindrome di Kawasaki quella che si manifesta nei bambini risultati positivi al Coronavirus. A sostenerlo è il pediatra Angelo Ravelli, direttore della Clinica di Reumatologia dell’ospedale Gaslini di Genova. L’esperto, in una intervista concessa al giornale ‘Open’, ha ammesso che quanto sta avvenendo in tutto il mondo – soprattutto negli Stati Uniti e Gran Bretagna – è molto preoccupante, tanto che la sindrome sembrerebbe essere ben più grave della Kawasaki. Ne è quasi certo Ravelli, in virtù dell’analisi di quelli che sono sintomi e caratteristiche della sindrome che si sta manifestando nei bambini positivi al Coronavirus.

Per il pediatra del Gaslini di Genova, infatti, alcuni aspetti sono nettamente differenti rispetto alla sindrome di Kawasaki: “I pazienti manifestano dolori addominali, vomito, interessamenti del miocardio che non sono sintomatologie tipiche della Kawasaki. Inoltre, in alcuni casi si sono riscontrati livelli di piastrine più bassi e cali dei linfociti che non corrispondono a quella sindrome”. È questo il parere di Angelo Ravelli.

Il Coronavirus nei bambini: il parere dell’esperto

Secondo Ravelli, infatti, nei bambini – in seguito alla positività da Coronavirus – sono state riscontrate sindromi: “Da attivazioni macrofagica e sindromi di shock tossico. Nei bambini osservati durante la pandemia sono molto più frequenti, soprattutto nei pazienti inglesi e statunitensi”. In Italia, invece, il quadro sembra essere abbastanza chiaro: “La malattia qui sembra avere caratteristiche più compatibili alla Kawasaki – osserva il pediatra Ravelli – da noi abbiamo avuto un quadro più ampio, nel mondo anglosassone ci si è interfacciati solo con i casi più gravi”.

La sindrome che sta colpendo i bambini positivi al Coronavirus, comunque, non sembrerebbe essere fatale. “Dall’inizio dell’epidemia, in Italia non è morto nessuno mentre a New York ci sono stati tre decessi, uno in Francia. Fortunatamente i pediatri italiani sono stati i primi al mondo a condividere e diffondere l’allerta”. E i casi sono di gran lunga inferiori rispetto all’estero: “Solo 6 al Gaslini mentre una ventina a Bergamo”.