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Aborto terapeutico negato in Italia, donna viaggia fino in Francia

Italia, aborto terapeutico negato: donna va in Francia

Una donna è stata costretta a viaggiare fino in Francia, in piena pandemia globale, per ottenere l'aborto terapeutico negatole in Italia.

Una donna ha dovuto affrontare un viaggio fino in Francia per ottenere l’aborto terapeutico negato in Italia, suo Paese natale. Il 24 febbraio 2020 aveva ricevuto i risultati di un importante esame genetico, che dichiaravano il nascituro affetto da acondroplasia, grave malformazione fetale.

Aborto terapeutico negato in Italia

In Italia la legge non prevede limiti temporali se si decide di interrompere la gravidanza nel secondo trimestre, l’unico ostacolo viene rappresentato dalla “viability”: la possibilità di sopravvivenza fetale, intorno alle 22 settimane. Passato questo periodo, la donna deve partorire e il medico rianimare il feto, mettendolo poi in incubatrice per mantenerlo in vita.

La donna protagonista di questa storia si è così trovata a dover interrompere la sua gravidanza, nel bel mezzo di una pandemia. Negativa al tampone per Coronavirus, viene comunque rifiutata da 3 ospedali perché “a rischio infezione”: persino una clinica di Zurigo le dice di no. Inizia così il suo viaggio verso la Francia, prima che chiudano le frontiere per l’emergenza sanitaria, facendo tappa a Nizza per alcune visite e valutazioni. Il tempo passa e decide così di recarsi a Marsiglia, dove finalmente ottiene la procedura.

“Ho risparmiato sofferenza a mio figlio”

È a 30 settimane di gestazione quando questo accade: “Mi hanno trattato con grande gentilezza e cura. Mi hanno dato la morfina e mi hanno fatto l’epidurale“, racconta la donna, “altrimenti sarebbe stata un’esperienza veramente scioccante, perché quello che hai è il dolore del parto, ma con un figlio morto”.

“Ciò che mi fa andare avanti è di avere risparmiato tanta sofferenza a lui, sarebbe stato un maschio. Io lavoro in ospedale e vedo tanti bambini malati. Prendere una scelta così per tuo figlio è molto difficile”, dice. A dover viaggiare per l’Europa sono anche le donne che non sono riuscite ad ottenere l’interruzione di gravidanza nel primo trimestre. In Italia l’aborto volontario è concesso fino alla 12ma settimana, dopo si può ottenere solo se ci sono rischi per la salute fisica o mentale della gestante.