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"Gli asintomatici trasmettono il coronavirus", Gimbe smentisce l'Oms

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Per Gimbe esiste un'alta probabilità che gli asintomatici trasmettano il coronavirus. La malattia può durare anche oltre i 14 giorni.

Gli asintomatici da coronavirus non infettano. L’associazione Gimbe smentisce le dichiarazioni di una funzionaria dell’Oms che aveva dichiarato che “È molto raro che una persona asintomatica possa trasmettere il coronavirus”.

Coronavirus, Gimbe: “Gli asintomatici infettano”

La fondazione Gimbe, un think tank che da quando si è parlato di pandemia ha portato avanti il suo monitoraggio indipendente, ha sottolineato che anche gli asintomatici trasmettono il virus. Si tratterebbe, però, del 40-45% delle persone. Questi pazienti, pur essendo senza febbre e difficoltà respiratorie, possono infettare per un periodo anche superiore ai 14 giorni. Non è vero che la carica virale è minore. Difatti, secondo Gimbe, la carica virale sarebbe molto simile a quella delle persone asintomatiche. Le parole della fondazione “cozzano” con le dichiarazioni dell’Oms sulla bassa probabilità che un asintomatico trasmetta la malattia. Contro le affermazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità anche il virologo Roberto Burioni.

Le dichiarazioni “pericolose” dell’Oms

Il presidente della fondazione Nino Cartebellotta ha dichiarato che “ancora una volta è l’ipse dixit a condizionare l’informazione pubblica sul coronavirus. Questa volta non da parte di opinion leader nazionali, ma di una rappresentante della massima autorità sanitaria internazionale”.

In questa fase molto delicata della pandemia – continua Nino Cartabellotta -, sarebbe opportuno conoscere i risultati della ricerca già disponibili, prima di lanciarsi in dichiarazioni tanto ardite quanto pericolose, rischiando di condizionare le politiche sanitarie dell’intero pianeta”.

La fondazione, rispetto alle dichiarazioni dell’Oms, ha mostrato delle evidenze scientifiche raccolte in questi mesi sugli asintomatici. I dati fanno riferimento all’analisi pubblicata da Daniele Horan ed Eric Topol sugli “Annals of Internal Medicine” prendendo in esame i dati di 16 focolai, tra cui anche quello italiano V0′.

Cosa dicono i dati

Secondo lo studio sono tra il 40% ed il 45% le persone che non presentano sintomi. Tra gli asintomatici si può fare un ulteriore distinzione, ovvero tra asintomatici e pre-sintomatici. I ricercatori credono che le persone che contraggono il virus e non presentano sintomi sono comunque almeno il 30% del totale. I numeri mettono in evidenza, a prescindere dalla manifestazione dei sintomi, il fatto che la malattia sia estesa e si diffonda in maniera silenziosa. Inoltre, gli asintomatici possono trasmettere la malattia per un periodo più lungo dei 14 giorni. La carica virale non è minore di quella registrata in un paziente che sviluppa dei sintomi.

Non presentare sintomi, secondo gli esperti, non vuol dire che non si possano subire lesioni da parte del virus. A dimostrazione, alcune Tac provenienti dalla Diamond Princess ed in Corea del Sud hanno dimostrato che negli asintomatici si riscontrano anomalie polmonari subcliniche.

Più tamponi

Per questa serie di fattori, bisognerebbe estendere le strategie di testing. È necessario fare più tamponi, anche tra le persone che non presentano sintomi.

Le evidenze ad oggi disponibili dimostrano che la prevalenza dei soggetti asintomatici è un fattore rilevante nella diffusione del contagio da Sars-Cov-2 – spiega Cartabellotta – . Di conseguenza in questa fase della pandemia le misure di sanità pubblica devono essere orientate sia a identificare, tracciare e isolare i soggetti asintomatici, sia a fare rispettare il distanziamento sociale e utilizzare la mascherina quando non è possibile mantenere la distanza di sicurezza”.