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Encefalite da zecche, casi raddopiati: colpa del caldo e del coronavirus?

Encefalia zecche coronavirus

Secondo gli esperti il raddoppio dei casi di encefalite da zecche in Svizzera è stato causato dal meteo e dal coronavirus.

L’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) ha evidenziato che in Svizzera i casi di encefalite da zecche registrati dall’inizio del 2020 al 13 luglio sono 215, più del doppio rispetto a quelli verificatesi nello stesso periodo dell’anno precedente: secondo gli esperti il coronavirus avrebbe contribuito a far aumentare il dato che è il secondo più alto dal 2000.

Encefalite da zecche in aumento: c’entra il coronavirus?

Le ultime due settimane di giugno e le prime di luglio hanno fatto venire a galla 124 casi contro i 59 dell’anno precedente. Secondo la Confederazione è molto probabile che l’incremento sia dovuto ad una commistione tra condizioni meteorologiche favorevoli e regole di distanziamento sociale imposte per fronteggiare l’epidemia di coronavirus.

Molti cittadini infatti hanno optato per trascorrere molo più tempo all’aperto e tra la natura rispetto al solito. Non è poi da escludere che le misure di lockdown abbiano impedito ad alcuni di farsi vaccinare per proteggersi dalla meningoencefalite primaverile-estiva da zecche (FSME). Il numero di consultazioni in giugno per punture di questi parassiti ha superato quello record registrato nel 2018 per un totale di 19.600 visite mediche nei primi sei mesi e mezzo del 2020.


L’UFSP ha pertanto ricordato l’importanza di effettuare il vaccino contro la malattia che in certi casi può anche avere un decorso grave. Esso è particolarmente raccomandato alle persone con un’età superiore ai sei anni che vivono in regioni a rischio. Non esiste invece per la borreliosi, l’altra malattia trasmessa dalle zecche causata da batteri. Solitamente passa inosservata o viene curata con antibiotici.