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Febbre del Nilo in Italia: sintomi e cure della malattia

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La febbre del Nilo ha già fatto registrare alcuni casi in Italia. Vediamo insieme di cosa si tratta e quali sono i sintomi più ricorrenti.

In Italia negli ultimi giorni si sono registrati alcuni casi di contagi da febbre del Nilo, una malattia esotica non letale che può essere tasmessa con le punture di zanzare. Vediamo insieme le modalità del contagio, i sintomi più frequenti e le possibili cure da effettuare in caso di primo contagio.

Febbre del Nilo: che cos’è?

In Italia nelle ultime settimane la preccoupazione a livello sanitario è salita a causa del rilevamento di alcuni contagi nel lodigiano da febbre del Nilo. Questa malattia è tipicamente esotica, ma può essere trasmessa tramite la puntura di insetti, specialmente di alcune zanzare. Vediamo insieme di cosa si tratta e quali sono i sintomi più evidenti.

Come specifica anche l’ISS, la Febbre del Nilo (o West Nile) è una malattia provocata dal virus West Nile (nome del distretto ugandese dove venne isolato il ceppo virale negli anni ’30). A livello epidemiologico, è più frequente il contagio in Africa, Nord America, Asia Occidentale e Medio Oriente.

Il virus circola molto tra gli uccelli selvatici che possono trasmettere il virus ad altri animali. Al momento l’OMS non ha riscontrato casi di contagi tra umani, anche se l’organizzazione specifica come il rischio possa verificarsi in casi estremi di trapianti d’organo, trasfusioni di sangue e latte materno.

I sintomi

L’infezione è asintomatica nell’80% dei casi, ma nel restante 20% si possono manifestare sintomi tipici dell’infezione come la febbre, diarrea, dolori addominali, cefalea, mialgia, vomito, ingrossamenti dei linfonodi e talvolta eruzioni cutanee.

La febbre è generalmente bassa tra i piccoli, mentre è medio-alta tra gli adulti. Solo l’1% può manifestare una forma grave dell’infezione, ma si tratta di pazienti anziani che presentano un sistema immunodepresso.

Il periodo di incubazione dalla comparsa dei sintomi si aggira generalmente tra i 3 e 14 giorni, ma può allungarsi a 21 in caso di pazienti immunodepressi.

Diagnosi e cure

Per una diagnosi corretta è necessario effettuare esami specifici di laboratorio che possano rintracciare gli anticorpi/immunoglobuline scaturiti dal contagio. Non esiste un vaccino per la malattia, ma il trattamento è legato alla sintomatologia. Nella maggior parte dei casi, i sintomi scompaiono spontaneamente, anche grazie all’infusione di fluidi.