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Coronavirus, le prime dosi di vaccino potrebbe arrivare a Natale

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Oltre 3 milioni di dosi di vaccino al coronavirus potrebbero arrivare in Italia entro Natale, è questa la speranza trapelata dall'Istituto di Oxford.

I numeri del contagio del coronavirus sono tornati a mettere in apprensione il mondo e la speranza è che presto possa arrivare un vaccino in grado di frenare la diffusione della malattia. Gli scienziati ci lavorano da mesi e sono diversi i gruppi di ricerca impegnati in questa corsa contro il tempo. In Europa, al momento, ci sarebbero già 10 milioni di dosi di vaccino con le prime forniture che potrebbero arrivare entro Natale. Tutto dipenderà naturalmente dalle ultime fasi di sperimentazione, quelle sull’uomo. L’attenzione italiana in tal senso è all’Istituto Jenner di Oxford che lavora a stretto contatto con la Irbm di Pomezia e la mutinazionale farmaceutica Astra Zeneca. Stando a quanto riportato dal Messaggero, se tutte le fasi di test dovessero andare a buon fine, entro le feste di Natale in Italia potrebbero arrivare almeno 3 milioni di dosi del vaccino. Affinchè possa essere somministrato su larga scala serve l’autorizzazione dell‘Ema, European medicines agency, che già da tempo ha avviato la fase di revisione continua dei dati forniti dai vari produttori.

Coronavirus, a Natale le prime dosi di vaccino

Le fiale del vaccino di Oxford vengono realizzate in questo momento in Italia, nello stabilimento Sanofi di Agnani. È il primo caso in cui il prodotto finito viene messo in produzione prima dell’approvazione, ma è un processo necessario affinchè si cerchi di accorciare i tempi. Il rischio che tutto sia inutile esiste ed è concreto: un blocco agli ultimi step potrebbe infatti costringere la casa produttrice a non poter utilizzare tutte le dosi fin qui realizzate.

Non c’è però solo il vaccino in studio ad Oxford nella fase di revisione continua dell’Ema. Al vaglio cìè infatti anche il BNT162b2, prodotto da BioNTech in collaborazione con la Pfizer. “La decisione del Chmp (comitato delle medicine per l’uomo dell’Ema) di avviare la revisione progressiva di BNT162b2 – precisa l’Ema – si basa sui risultati preliminari di studi clinici precoci e non clinici condotti su adulti che suggeriscono che il vaccino innesca la produzione di anticorpi e cellule T (cellule del sistema immunitario, difese) che prendono di mira il virus. Sono in corso studi clinici su larga scala che coinvolgono diverse migliaia di persone dei risultati saranno disponibili nelle prossime settimane e mesi”.

Gli altri vaccini nel mondo

In Italia e nel mondo ci sono, come detto, anche altri gruppi di ricerca che lavorano al vaccino. C’è quello prodotto da TeiThera, la cui fase di sperimentazione prosegue con molta fiducia allo Spallanzani di Roma, quello di Takis e naturalmente diverse alternative che arrivano dalla Cina. Dal paese asiatico, Wu Guizhen, capo esperto di bio-sicurezza del Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie, ha affermato che già a novembre il vaccino potrebbe essere sommistrato all’uomo.

Nella corsa gareggiano naturalmente anche gli Stati Uniti con la società Moderna che ha un progetto di sperimentazione del vaccino molto avanzato, ma ha già comunicato che prima della fine di novembre non riuscirà ad avere l’autorizzazione alla somministrazione. Volendo fare dunque un punto sulla situazione generale, al momento sono 10 i vaccini arrivati alla fase 3 della sperimentazione: 4 in Cina, quelli già richiamati di Oxford e Moderna, Novavax e J&J (entrambe statunitensi), il russo di Gamaleya e infime il progetto di Pfizer portato avanti tra Germania, Stati Uniti e Cina.