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Covid, Mingione: "Servono misure fortissime, la crescita è travolgente"

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Il noto professore di Analisi Matematica all’università di Parma ha parlato della diffusione del Coronavirus

Giuseppe Mingione, 48 anni, professore ordinario di Analisi Matematica all’università di Parma, vincitore della Stampacchia Medal nel 2006, e del Premio Caccioppoli nel 2010, ha rilasciato un’intervista a Repubblica dove ha parlato delle crescita del numero di positivi al Covid 19 e di quello che bisogna fare per gestire la situazione.

Covid, Mingione: “Servono misure fortissime

Non esiste nessuna strategia di mitigazione di una epidemia che non si basi su modelli matematici, così come nessuna decisione viene presa senza prima consultare quello che questi modelli indicano – ha dichiarato il matematico -. Da tempo non è possibile fare a meno di una quantificazione analitica, altrimenti avremmo un approccio medievale. L’epidemiologia si fa con la matematica da decenni. Le polemiche che in primavera sono state portate avanti anche da alcune parti della comunità medica, strapperebbero un sorriso se la situazione non fosse tragica”.

Sì, lui vuole gestire la pandemia con la matematica. “Queste discussioni pongono anche un grosso punto interrogativo sulla cultura scientifica di base di non pochi medici, che paiono essere a digiuno dell’uso di strumenti quantitativi, non dico di quelli raffinati, ma a volte di quelli elementari – continua -. Sembra che non di rado manchi un approccio moderno che integri conoscenza specifica con analisi dei dati. Per esempio, l’accusa rivolta ai modelli matematici di avere fallito prevedendo 150mila casi di terapia intensiva è priva di senso. Da un lato questo era uno dei casi limite previsti dal modello, tra i tanti possibili. Dall’altro, se si sono evitati scenari peggiori, è proprio grazie al fatto che sono state prese le misure di contenimento suggerite dal modello stesso”.

E ancora: “Quando non si sono prese, non è andata benissimo. Gli indirizzi su come vada gestita una epidemia non possono darli solo i cosiddetti medici in prima linea, che spesso abbiamo visto rivendicare con forza il loro ruolo nei media. Un medico di reparto è un po’ come un soldato di trincea: non può vedere tutto l’assetto strategico della guerra. Se avessimo seguito più le indicazioni dei modelli matematici avremmo avuto meno morti e meno di quella straordinaria diffusione che purtroppo abbiamo adesso”.

I modelli matematici

“Si tratta di modelli predittivi che dividono la popolazione in vari compartimenti. Nella versione più elementare troviamo quello dei Suscettibili, ossia di coloro che si possono infettare, poi troviamo gli Infetti, ossia quelli che al momento sono stati contagiati e infine i Rimossi, quelli che hanno superato la malattia. Entro questi schemi di base, chiamati Sir, l’interazione di questi tre compartimenti viene modellata con delle equazioni differenziali che ne scandiscono la distribuzione nel tempo. Tipicamente, all’inizio di un’epidemia la crescita è apparentemente lenta per poi diventare improvvisamente violenta, travolgente. Si tratta della tristemente nota fase esponenziale. Usando questi modelli, anche quelli semplici, non è difficile vedere che, rilassate le misure di contenimento, sotto certe condizioni si perviene rapidamente ad una nuova ondata”.

“Errore allentamento delle misure”

“Quando le misure vengono rilassate, l’epidemia tende a tornare finché il compartimento dei suscettibili è abbastanza pieno, cioè finché c’è abbastanza gente da infettare – conclude -. Questo accade fino a quando tale compartimento comincia a contenere poche persone rispetto agli altri. È il momento in cui si raggiunge la famosa immunità di gregge. Insomma, funziona come una molla: se la tieni carica resta ferma ma se la lasci, scatta. L’assenza di misure si traduce in un aumento dei coefficienti di trasmissione usati nelle equazioni, che poi sono legati al famoso numero Rt, che è il numero medio di persone che ogni un nuovo infetto al tempo t contagerà in futuro”.

Infine: “Misteriosamente, tra fine giugno e luglio, sono arrivati messaggi molto sorprendenti da una certa parte dell’ambiente medico, troppo incoraggianti e che lasciavano intendere, o fraintendere, almeno dal punto di vista comunicativo, la fine della pericolosità del virus. Questo ha spinto molte persone a seguire comportamenti poco saggi. Sul ruolo di questi messaggi, sulla loro origine e sulle loro finalità, sicuramente si dovrà riflettere negli anni a venire, visto che ci troviamo comunque a vivere un momento che possiamo già definire storico. La prima ondata non è passata da sola, ma è stata fermata prendendo misure eccezionali, arrestata da un lockdown di due mesi che ha riportato Rt a un valore più basso di 1, abbassamento che comporta l’uscita dalla fase epidemica. Quando invece il valore di Rt è maggiore di 1 si entra nella fase epidemica e quindi la crescita diventa esponenziale”.