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Lo stress causato dal Covid-19 crea gravi danni al cuore

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La pandemia di Covid-19 provoca grande stress nelle persone, che per questa ragione sviluppano patologie al cuore.

Cardiomiopatie, sindrome di tako tsubo e perfino dissezione, nonché semplici aumenti nella pressione arteriosa e nel battito del cuore. Sono soltanto alcuni dei danni causati indirettamente dal Covid-19. La pandemia, infatti, è fonte di forte stress per le persone. Ciò può portare a gravi patologie. Uno studio dimostra che ciò accade soprattutto nelle donne in menopausa.

Lo studio sulle cardiomiopatie

Lo studio coordinato da Ahmad Jabri della Cleveland Clinic dimostra che i danni più frequenti dallo stress causato dal Covid-19 sono le cardiomiopatie e in particolare la sindrome di tako-tsubo, nota anche come sindrome del crepacuore, che porta i tipici sintomi dell’infarto, come i forti dolori al petto.. Quaesta colpisce quasi due persone su cento, per lo più donne in menopausa che hanno recentemente subito un grave stress.

I numeri dei pazienti che si sono recati in ospedale per problemi di questo genere nel 2020 sono circa quattro volte superiori rispetto agli altri anni. Nel conteggio sono esclusi i pazienti risultati positivi al virus. La mortalità non è mutata, ma il periodo di degenza si è allungato. La spiegazione che gli esperti si danno è che a causare questo aumento siano stati proprio i sentimenti negativi correlati alla pandemia, come la paura e l’ansia.

I rischi

In termini generali, una forte tensione emotiva porta ad un aumento della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca, due meccanismi che tendono a rendere meno stabile la placca aterosclerotica presente in una o più arterie coronariche“, ha spiegato Claudio Cuccia, direttore del Dipartimento Cardiovascolare della Fondazione Poliambulanza di Brescia.

In questi casi si può andare incontro ad un infarto legato per esempio alla grande tensione che si accumula durante una partita di calcio, come ben spiegato in una ricerca condotta in una coorte tedesca in occasione della fase finale dei mondiali del 2006. Lo studio dimostra come un match molto combattuto e teso, soprattutto se in campo c’è la squadra del cuore, possa portare a triplicare il rischio di eventi cardiovascolari acuti nei novanta minuti, tra gli spettatori“.