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Covid attacca cellule renali: gli scatti con microscopio a ioni di elio

coronavirus attacca cellule renali

Nuove immagini di elevata qualità permettono di osservare l'interazione tra il patogeno responsabile della pandemia e le cellule renali.

Dopo la ricerca canadese che ha permesso di evidenziare i maggiori rischi a cui sono esposti i pazienti in dialisi, un gruppo di ricerca tedesco guidato da scienziati delle Facoltà di Fisica e Ingegneria e Matematica dell’Università di Bielefeld è riuscito a fotografare il coronavirus che attacca le cellule renali.

Coronavirus attacca cellule renali

Sono immagini nuove e sorprendenti quelle immortalate attraverso un microscopio speciale e dettagliatissimo (chiamato “microscopio a ioni di elio”) da scienziati dell’Università di Bielefeld. Gli studiosi hanno lavorato in collaborazione con i colleghi dell’Istituto di virologia presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università Justus-Liebig di Giessen. Lo studio è stato coordinato dalla dottoressa Natalie Frese, ricercatrice presso la sezione di Fisica dei sistemi e delle superfici supramolecolari. Il microscopio usato ha un’estrema risoluzione e si caratterizza per la capacità di non alterare i campioni da analizzare.

Le immagini mostrano l’interazione tra le cellule renali e il patogeno responsabile della pandemia di Covid-19. Gli studi sono assolutamente innovativi e offrono un importante contribuito agli scienziati. Dagli ultimi scatti è possibile comprendere come il virus agisce sulla membrana cellulare e studiare nuove possibili soluzioni da applicare per debellare l’infezione. Le particelle del Covid-19 hanno un diametro di appena 100 nanometri: per questo motivo, poterle osservare è fondamentale per la ricerca. Farlo è impossibile se ci si serve di un comune microscopio ottico, a causa delle infinitesime dimensioni del virus.

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Dalle immagini si possono osservare le cellule renali di una scimmia mentre vengono aggredite dal patogeno. “Le nostre immagini forniscono una vista diretta della superficie 3D del coronavirus e della cellula renale, con una risoluzione dell’ordine di pochi nanometri”. Così ha dichiarato la dottoressa Frese.