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Rottapharm-Takis, a marzo la sperimentazione del vaccino italiano

Rottapharm-Takis sperimentazione vaccino

Prende il via a marzo la sperimentazione del vaccino italiano Rottapharm-Takis.

Inizierà il 1 marzo la sperimentazione del vaccino tutto italiano Rottapharm-Takis che sarà testato per l’inizio dello studio di Fase 1 all’ospedale San Gerardo di Monza. A seguire il piano di analisi del siero saranno l’ospedale Spallanzani di Roma e l’Istituto Pascale di Napoli, che si avvarranno della collaborazione dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca. La preparazione va avanti in realtà da mesi, con Marina Cazzaniga, direttrice del Centro di Fase 1, che ha così commentato l’imminente avvio della sperimentazione: “Già da agosto abbiamo cominciato a raccogliere le adesioni dei volontari per la sperimentazione del vaccino a DNA contro Covid. Ora – aggiunge – lo studio ha ricevuto l’autorizzazione di AIFA e anche quella del Comitato Etico dell’Istituto Spallanzani, quindi tutto è pronto per portare il vaccino a Monza”.

Via la sperimentazione del vaccino Rottapharm-Takis

“In questi mesi – prosegue Marina Cazzaniga – abbiamo anche avviato una collaborazione scientifica con la Psicologia Clinica del Dipartimento di Medicina e Chirurgia diretta dalla prof.ssa Mariagrazia Strepparava e con il Dipartimento di Sociologia del prof. Giampaolo Nuvolati dell’Università di Milano-Bicocca per studiare le motivazioni, personali e sociali, che hanno spinto tante persone a candidarsi come volontari, un fenomeno assolutamente sconosciuto per il nostro Paese”.

Buone notizie dunque per l’Italia e la speranza di poter presto contare su un nuovo vaccino fatto in casa, con tutto ciò che ne conseguirebbe in termini di approvvigionamento e stoccaggio delle fiale. Come sottolineato da Paolo Bonfanti, direttore della clinica di Malattie Infettive, “i vaccini anti Covid non sono tutti uguali” e quello a DNA “potrebbe essere molto importante in futuro anche per altre ragioni importanti: la possibilità di modificarlo adattandolo alla emergenza di varianti del virus non sensibili ai vaccini attuali, la stabilità a temperatura ambiente senza la necessità di dover garantire la catena del freddo e la possibilità di essere somministrato molte volte, nel caso in cui le vaccinazioni anti-Covid debbano essere ripetute ogni anno”.