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Salute: neuroendocrinologo Polimeni, 'un po' di stress fa invecchiare meglio'

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Roma, 15 ott. (Labitalia) - Lo stress (in dosi moderate) fa invecchiare bene. È Ascanio Polimeni, neuroendocrinologo, ricercatore del Regenera Research Group for Aging Intervention, tra i pionieri della medicina antiaging in Italia, a rivelarlo, intervenendo a Welfair (www.romawelfair.it), la...

Roma, 15 ott. (Labitalia) – Lo stress (in dosi moderate) fa invecchiare bene. È Ascanio Polimeni, neuroendocrinologo, ricercatore del Regenera Research Group for Aging Intervention, tra i pionieri della medicina antiaging in Italia, a rivelarlo, intervenendo a Welfair (www.romawelfair.it), la manifestazione digitale organizzata da Fiera Roma e dedicata a benessere e salute e a come cambiano stili di vita e abitudini alimentari post pandemia, online in diretta oggi e domani.

“Moderate dosi di stress di varia natura, alternate e ritmiche, esercitano effetti benefici sull’organismo attraverso l’attivazione di catene metaboliche che caratterizzano la reazione allo stress e che promuovono il rilascio di enzimi e proteine ad azione antiossidante e antinfiammatoria, nonché di peptidi e neuropeptidi che svolgono importanti azioni positive a livello cerebrale, cardiovascolare, metabolico e immunologico – spiega Polimeni -. Viceversa, la totale assenza di stress o l’eccesso da un punto di vista quantitativo e temporale favoriscono la infiammazione e la degenerazione dei tessuti”.

È il meccanismo dell’ormesi, ovvero dello stress positivo, che provoca effetti paragonabili a quelli indotti dal digiuno, dall’attività fisica o dall’esposizione a caldo/ freddo o a una ridotta concentrazione dell’ ossigeno atmosferico: sono modi facili per avviare un'opera di “cleaning” delle nostre cellule”. Questi stress attivano la produzione di sostanze antiossidanti, che combattono le infiammazioni, innescano meccanismi che ci portano ad avere una maggiore resilienza verso stress maggiori e a essere più resistenti verso certe malattie, come quelle degenerative e cardiometaboliche.

“In generale – argomenta il neuroendocrinologo – il processo di Aging, o meglio, di Inflammaging, viene visto come un processo di adattamento allo stress. Avremo un aging positivo con un controllo dell’infiammazione se utilizziamo ciclicamente interventi nutrizionali (digiuno intermittente, assunzione di determinati cibi o integratori detti ormetine) e non (psicologici e fisici) atti ad attivare ritmicamente quei meccanismi difensivi sopracitati che combattono lo stress ossidativo e l’infiammazione sistemica a basso grado di intensità.

"Viceversa, avremo un aging negativo che caratterizza l’Inflammaging, quando il nostro organismo viene dominato da stressors cronici, come ad esempio quelli provocati da un eccesso di calorie e da un’alimentazione disregolata nei ritmi che caratterizzano la cosiddetta infiammazione metabolica, che favorisce la “rigidità metabolica”, che è alla base di tutte le malattie croniche non trasmissibili, come diabete, obesità, sindrome metabolica, cancro e malattie neurodegenerative” spiega Polimeni.

Proprio su questo si concentrano gli ultimi studi di Regenera Research Group for Aging Intervention, un programma di Positive Aging che utilizzi diverse strategie ormetiche integrate con la finalità di ripristinare il processo di “flessibilità metabolica” e di promuovere un invecchiamento di successo, prevenendo o ritardando l’insorgenza delle patologie correlate all’Aging.