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Salvini applaude Zelensky ma quando si tratta di armi è sempre stato in prima linea

Matteo Salvini applaude Zelensky a Montecitorio

Salvini applaude Zelensky ma poi precisa che la sua linea sulla guerra in Ucraina è chiara: “Quando si parla di armi non riesco a essere felice”

Matteo Salvini è un po’ così, ondivago bipolareggiante ma senza malizia: lui applaude Zelensky che le armi le vuole e come ma dice di non amare le armi, anche se quando si tratta di armi è sempre stato in prima linea più di un safarista dell’Alabama in trasferta kenyota, ma forse non se lo ricorda benissimo. Fa testo il curioso distinguo del leader leghista che non ha apprezzato molto l’intervento di Mario Draghi, tanto da precipitarsi sulla sua pagina Facobook a scrivere che: “In Aula abbiamo ascoltato parole di Pace e di disponibilità al dialogo: speriamo vengano raccolte da Mosca e da chi – anche in Occidente – parla con troppa facilità di armi”.

Armi, Salvini applaude Zelensky

Poi la chiosa zen che non fa una piega ma che nel suo caso pare tesa solo a fare curriculum: “La diplomazia dev’essere centrale per la risoluzione del conflitto”. Salvini lo ha spiegato bene il perché le parole di Draghi, che non hanno escluso la giustezza dell’aiuto militare, proprio non lo abbiano convinto: “Quando si parla di armi non riesco a essere felice”. Ah, ecco. “Chiedo che la diplomazia riprenda il suo spazio”. E sarebbe lo spazio esatto fra il Salvini che fu, quello che è e quello che Salvini sarà in una qualsiasi delle centomila pieghe spazio-temporali in cui il nostro, più con la goffaggine del guitto che con la malignità del “villain”, si insinua e mette sella e finimenti all’argomento che in quel momento più tira.

Quando le armi a Salvini piacevano e come

E allora accade che fra il Salvini flowerpower che dice di sentire “in giro troppi parlare con facilità di armi, bombe, missili” e il Salvini Fash Gordon che con il taser voleva fulminare anche i tordi nei viali si crei un vuoto pneumatico di comprensione. E che magari quel cortocircuito cognitivo e pirandelliano risorga prepotente, a betoniera regolamentare di Aulin presa, quando al Salvini Sai Baba si erge a contrasto il Salvini Colt. Quello che ha fatto tante di quelle foto fiere e con tante di quelle armi che Patton a paragone sembrava Osho.

Insomma Salvini è un po’ così, un po’ Verdone capellone che cazzia il padre un po’ Wild Bill Hickok che stende tutti e poi spiega perché lo ha fatto ai loro cadaveri. Tutto per ogni momento, niente per il momento buono: quello di prendere una decisione e scegliere fra quello che è giusto e quello che serve.