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Salvini risponde alla Cei: "Io stipendiato dagli Italiani"

Salvini risponde alla Cei: "Io stipendiato dagli Italiani"

Matteo Salvini rimbecca il presidente della Cei, Gualtiero Bassetti. Il cardinale ha dubitato della costituzionalità del decreto Salvini.

Matteo Salvini non ha gradito la bacchettata della Cei. A esprimere delle perplessità sul decreto Salvini, ci ha pensato il cardinal Gualtiero Bassetti. Il presidente della Conferenza episcopale italiana si è detto preoccupato sui contenuti del provvedimento in materia di permessi di soggiorno. In particolare Il cardinale ha posto l’accento sulla potenziale incostituzionalità: “L’espulsione legata al primo grado di condanna non sarebbe proprio in pieno con la Costituzione”. Salvini non ha tardato a rispondere per le rime.

“Pagato dagli italiani”

Il Ministro dell’Interno ha rimbeccato il cardinale. Come riporta Lettera43, il leader della Lega si è detto contento “che ci sia tanta gente in Vaticano e no che si occupa di chi sbarca in Italia. Ma il mio stipendio è pagato da 60 milioni di italiani che vogliono vivere tranquilli in casa loro. Meno immigrazione clandestina significa più sicurezza per gli italiani”. Matteo Salvini ha poi ribadito che l’obiettivo del decreto è quello di dare un futuro a chi fugge dall’orrore della guerra. Nel mirino del governo, invece, ci sarebbero “scafisti, schiavisti e trafficanti di essere umani. Da 100 mila sbarchi dell’anno scorso siamo scesi a 20 mila: vuol dire più garanzie per i pochi profughi veri e più sicurezza per gli italiani”.

“Tolta discrezionalità ai giudici”

Il decreto Salvini darebbe queste possibilità? Per la Cei no. Il gioiellino del Ministro dell’Interno, ha riferito il cardinal Bassetti, come riportato anche da Lettera43, “tende ad abolire la concessione di un permesso di soggiorno per motivi umanitari e non solo di emergenza”. In pratica, l’esatto opposto di quanto si pretenderebbe da un provvedimento emanato per fronteggiare un periodo di emergenza. Il presidente della Cei, inoltre, ha segnalato che il decreto rischierebbe di togliere “ai prefetti e ai giudici la discrezionalità che hanno esercitato nel riconoscere la protezione umanitaria. In assenza dei permessi suddetti l’unica possibilità è quella di rilasciare ai migranti dei permessi speciali per motivi civili”. Prima del provvedimento, infatti, la normativa attribuiva ai prefetti e ai questori la valutazione di ogni singolo caso per il rilascio del permesso.