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Salvini: sbarco Diciotti? Se migranti andranno in galera

Salvini

Salvini sembra intenzionato a non far attraccare a Trapani la Diciotti se prima non avrà rassicurazioni sul fatto che i migranti finiranno in carcere.

Matteo Salvini sembra mantenere il punto sullo sbarco dei migranti soccorsi dalla Diciotti della Guardia costiera. Nella mattinata di oggi, giovedì 12 luglio 2018, la nave non è ancora giunta al porto di Trapani, dove ad attenderla c’è solo la Polizia. “Prima di concedere qualsiasi autorizzazione, voglio sapere nomi, cognomi e nazionalità dei violenti dirottatori, che dovranno scendere dalla nave Diciotti in manette” annuncia infatti il ministro dell’Interno.

Diciotti attesa a Trapani

Rimane tesa la situazione a Trapani. La nave Diciotti della Guardia costiera con a bordo i 67 migranti trasbordati dal rimorchiatore Vos Thalassa è ancora al largo della costa di Marsala. Nella giornata di ieri, mercoledì 11 luglio 2018, il Viminale alla fine ha comunicato che l’imbarcazione sarebbe potuta approdare a Trapani ma Matteo Salvini continua a fissare dei paletti. Anche se l’approdo della nave era atteso alle ore 8 di questa mattina, nel porto di Trapani non è stata organizzata ancora alcuna attività di assistenza ai migranti. Segno questo che, probabilmente, la Diciotti ritarderà di qualche ora lo sbarco.

Stando alle ultime informazioni giunte dai cronisti presenti al molo, in porto ci sarebbe solo il personale della Polizia di Stato. Pare inoltre che alcuni agenti siano già saliti a bordo della Diciotti, insieme agli uomini della Capitaneria di porto. La posizione del Ministero degli Interni infatti non cambia. Salvini rimane fermo nel non voler concedere l’autorizzazione allo sbarco se prima non saprà “nomi, cognomi e nazionalità dei violenti dirottatori che dovranno scendere dalla Diciotti in manette” dichiara davanti dal Viminale.

“Se su quella nave c’è gente che ha minacciato e aggredito non saranno persone che finiranno in albergo ma in galera – assicura – quindi non darò autorizzazione allo sbarco fino a che non avrò garanzia che delinquenti, perché non sono profughi, che hanno dirottato una nave con violenza, finiscano per qualche tempo in galera e poi riportati nel loro paese”.

Salvini: non profughi ma delinquenti

In realtà, è stato lo stesso Salvini a precisare su Facebook che sono solo “due i facinorosi” che hanno impedito alla Vos Thalassa di consegnare i migranti alla capitaneria di porto libica, di nazionalità “ghanese e sudanese”. I restanti 65 provengono da Pakistan, Marocco, Algeria, Bangladesh, Ciad, Egitto, Ghana, Libia, Nepal, Palestina, Sudan, Yemen. Paesi (soprattutto alcuni) dove non regna proprio la pace.

In Algeria e in Pakistan per esempio la popolazione è nella morsa di due gruppi terroristici come Al-Qaeda e ISIS. In Libia (dove l’Italia vuole rimandare tutti i migranti che non hanno diritto all’asilo) ci sono due governi contrapposti e i centri di accoglienza sono in realtà delle vere e proprie carceri, in alcuni casi gestite dalla criminalità. Nel Sudan c’è appena stato un genocidio e in Sud Sudan c’è una terribile crisi umanitaria. In Yemen la popolazione vive sotto le bombe ormai da anni. In Palestina invece la guerra è permanente da decenni.

Lascia quindi perplessi il fatto che il ministro dell’Interno sembra aver già deciso che le persone a bordo della Diciotti siano “delinquenti” e non “profughi”. A far preoccupare inoltre l’accordo raggiunto ieri a Innsbruck con i colleghi tedesco Seehofer e austriaco Kickl. I tre ministri di Germania, Austria e Italia hanno infatti confermato “l’asse” per frenare le partenze dei migranti e gli sbarchi in Europa. “Sarà una soddisfazione se le proposte italiane potranno diventare europee con una riduzione delle partenze, degli sbarchi, dei morti e dei costi” precisa quindi Salvini.