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Saman Abbas uccisa dallo zio, la conferma del fratello 16enne alle ipotesi dei pm

Uccisa

La 18enne pakistana Saman Abbas è stata uccisa dallo zio: le ipotesi avanzate dai pm sono state confermate dal fratello 16enne della vittima.

La ragazza di origine pakistana Saman Abbas, scomparsa a Reggio Emilia dopo aver rifiutato un matrimonio combinato, è stata uccisa dallo zio: è quanto asseriscono gli investigatori incaricati di indagare sul caso della giovane.

Saman Abbas uccisa dallo zio: l’ipotesi dei pm

Le indagini relative alla sparizione della 18enne Saman Abbas condotte dagli inquirenti hanno portato le forze dell’ordine ad asserire che la ragazza sia stata uccisa dallo zio Danish Hasnain, 33 anni.

L’omicidio si sarebbe verificato nella giornata del 30 aprile, dopo che i genitori della 18enne hanno consegnato la figlia allo zio 33enne.

Inoltre, nella giornata del 29 aprile, i video registrati da alcune telecamere di sorveglianza dell’abitazione hanno ripreso tre individui intenti a uscire di casa con pale e attrezzi da lavoro destinati a scavare una buca all’interno della quale, presumibilmente, è stata seppellita Saman Abbas.

Saman Abbas uccisa dallo zio: la conferma del fratello 16enne

Saman Abbas è scomparsa da Novellara, in provincia di Reggio Emilia, da oltre un mese e, mentre gli inquirenti stanno assiduamente lavorando per trovare il corpo della 18enne, si aspetta che venga comunicata la data di un incidente probatorio per poter interrogare il fratello 16enne della sventurata vittima.

Sulla base delle indiscrezioni sinora trapelate, l’adolescente pare abbia già confermato l’uccisione della sorella “per non aver accettato il matrimonio forzato con un cugino in Pakistan”. La testimonianza ufficiale del ragazzo, quindi, potrebbe rivelarsi cruciale.

Il minore, al momento trasferito presso una comunità protetta situata in provincia di Bologna, deve rispettare il divieto di espatrio e risulta, inoltre, indagato per un precedente episodio di violenza privata relativo a un procedimento penale che risale a ottobre 2020.

Intanto, tra gli iscritti nel registro del sostituto procuratore Laura Galli, figurano cinque parenti della giovane e coraggiosa Saman Abbas: i genitori Shabar Abbas e Nazia Shaheen e lo zio Danish Hasnain – attualmente rifugiati in Pakistan – e due cugini della ragazza, uno dei quali è stato arrestato a Nimes nella giornata di domenica 30 maggio mentre tentava di fuggire in Spagna, attraversando la Francia, e verrà a breve interrogato dagli investigatori.

Tutti e cinque i soggetti iscritti nel registro degli indagati sono accusati di omicidio e occultamento di cadavere ai danni di Saman Abbas.

Saman Abbas uccisa dallo zio: la decisione dell’UCOII

In merito alla vicenda, è intervenuta l’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia (UCOII) che, in accordo con l’Associazione Islamica degli Imam e delle Guide Religione, ha dichiarato l’imminente emanazione di una fatwa volta a contrastare la pratica dei “matrimoni combinati forzati e l’altrettanto tribale usanza dell’infibulazione femminile”.

Commentando la drammatica sorte della 18enne pakistana, poi, sul sito dell’associazione è possibile leggere: “Il caso di Saman Abbas ci ha sin dall’inizio amareggiati e preoccupati. Il presidente dell’UCOII, Yassine Lafram, ha sin da subito seguito i primi lanci di agenzia per conoscere e aggiornarsi su quanto accade alla nostra sorella Saman. Fortunatamente sono episodi che non hanno, per quanto a nostra conoscenza, un’estensione e una frequenza importanti, ma sappiamo che all’interno di alcune comunità etniche persistono ancora situazioni e comportamenti lesivi dei diritti delle persone. L’UCOII respinge con forza questo tipo di concezione della condizione femminile e in generale della vita delle persone: sono comportamenti che non possono trovare alcuna giustificazione religiosa, quindi assolutamente da condannare, e ancor più da prevenire. Allo stesso tempo, rigettiamo qualsiasi speculazione politica di questa triste vicenda che mira ad infangare l’intera comunità islamica italiana. Preghiamo per Saman Abbas che ritorni sana e salva e rivolgiamo un appello alla sua famiglia: non costruiamo odio ma amore partendo dal rispetto della vita”.