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Sangalli, Confcommercio: "Aumento Iva ha effetti recessivi"

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Il presidente di Confcommercio ha sottolineato i lati negativi presenti nell'aumento dell'imposta sul valore aggiunto.

“Sull’Iva non si tratta e non si baratta”: lo ha detto Carlo Sangalli, Presidente di Confcommercio, intervenendo all’assemblea annuale dell’associazione del 7 giugno. Il riferimento riguarda l’aumento dell’imposta sul valore aggiunto a causa delle clausole di salvaguardia della manovra finanziaria.

Le perplessità di Sangalli

Il governo, ormai insediato, ha escluso la possibilità che aumenti l’imposta sul valore aggiunto. Non c’è ancora, per una pura questione di tempo, nessun provvedimento a riguardo. Per evitare l’aumento della tassa, che graverebbe sui consumi, saranno necessari 12,5 miliardi di euro per il 2019 e 19,1 miliardi per il 2020, riferisce il sito web Qui Finanza. Se queste cifre non fossero a disposizione, l’aumento dell’Iva sarà inevitabile e, nel corso del 2019, l’aggravio sarebbe di 242 euro in media per ogni italiano, secondo i calcoli di CGIA. Le stime prevedono un rincaro pari a 284 euro per famiglia al Nord, 234 euro al Centro e 199 euro al Sud. Tutto ciò sarebbe “una beffa, oltre che la fine certa della già modeste prospettive di ripresa” afferma Carlo Sangalli all’assemblea di Confcommercio. “Dopo una campagna elettorale all’insegna di ‘meno tasse per tutti’, gli aumenti Iva pari nel 2019 a circa 200 euro a testa per ogni italiano” potrebbero minare la crescita economica. Se ciò dovesse accadere, sottolinea Sangalli, sarebbe indicativo di una continua svalutazione circa l’importanza della domanda interna, ossia di un “grave e diffuso pregiudizio nei confronti della domanda interna”. “L’Iva sembra essere diventata una specie di passepartout” continua Sangalli, perché sembra essere utile a finanziare “ogni esigenza, ogni progetto, ogni nuovo strumento”.

Le rassicurazioni del governo

Luigi Di Maio ha partecipato all’assemblea annuale di Confcommercio. Il suo intervento è avvenuto dopo quello di Sangalli. “Avete la mia parola che l’Iva non aumenterà e che le clausole di salvaguardia saranno disinnescate” ha affermato il vicepremier, Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico. Matteo Salvini, Ministro dell’Interno, ha già specificato che “non siamo stati votati per alzare le tasse”. Il problema però non è di facile soluzione. L’esecutivo “dovrà ora misurarsi con il banco di prova della tenuta dei conti pubblici” ha sottolineato Carlo Sangalli.

Le possibili alternative

In un articolo per Il Sole 24 Ore, Rosalba Reggio ha elencato i possibili effetti negativi, in primo luogo sulla domanda interna, con conseguenze però anche sulle esportazioni: pur non essendo un imposta che pesa sull’export, l’aumento dell’Iva è applicata sui beni e servizi venduti agli stranieri in territorio italiano. Reggio ha intervistato Giampaolo Arachi, professore di Scienze della Finanza dell’Università del Salento e membro del centro di ricerca Dondena dell’Università Bocconi; l’economista afferma che, per non far scattare le clausole di salvaguardia, occorre “tagliare le spese” rischiando però di ridurre i servizi. Un’altra possibile soluzione è quella di intervenire sulle spese fiscali, riducendole (ad esempio, le detrazioni dell’Irpef); tuttavia, ricorda Giampaolo Arachi, “per avere importi di rilievo, bisognerebbe toccare deduzioni molto delicate per le famiglie, pensiamo alla casa o alla salute”. Rimane la copertura in deficit.