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Schettino condannato a 16 anni per il naufragio della Concordia: De Falco, 'fatto molto triste'

De Falco e Schettino

Tutti ricordano quella telefonata, tra l'ufficiale della Guardia Costiera Gregorio De Falco e il comandante della nave Costa Concordia Francesco Schettino, e quel 'salga a bordo cazzo' con il quale De Falco intimò a Schettino di tornare sulla nave dopo il naufragio, per aiutare i passeggeri. A poch...

Tutti ricordano quella telefonata, tra l’ufficiale della Guardia Costiera Gregorio De Falco e il comandante della nave Costa Concordia Francesco Schettino, e quel ‘salga a bordo cazzo’ con il quale De Falco intimò a Schettino di tornare sulla nave dopo il naufragio, per aiutare i passeggeri. A poche ore dalla conferma della condanna, in Cassazione, a 16 anni di reclusione per Schettino, De Falco ha rilasciato una dichiarazione all’Ansa dicendo: “non mi fa piacere che un uomo vada in prigione, è un fatto molto triste”, ma “è anche vero che la società deve affermare se stessa anche con questa durezza. È bene che i cittadini sappiano che i ruoli, gli obblighi, i doveri e gli oneri devono coesistere necessariamente: non si può prendere il buono e scartare l’onere”.

L‘ufficiale della capitaneria di porto di Livorno divenne celebre in tutto il mondo dopo quella telefonata, fatta la notte del 13 gennaio 2012 poco dopo il naufragio della Concordia al Giglio, ma anche perchè si occupò, per l’intera notte, di coordinare i soccorsi. De Falco ha deciso di rivolgere a Schettino un pensiero di “solidarietà umana” dopo che l’ex comandante della nave da crociera e a tal proposito ha sottolineato: “Non mi fa piacere per lui e per nessuno che un uomo vada in prigione, è un fatto molto triste”.

De Falco dice la sua in merito all’esito delle indagini

A chi sostiene che Costa Crociere abbia pagato un prezzo troppo piccolo se rapportato alla gravità della tragedia, costata anche 32 vite, De Falco ha ricordato che “le indagini sono nate e si sono sviluppate attorno alla responsabilità dalla quale è conseguita la morte di 32 persone. Non c’è dubbio che la nave sugli scogli l’ha portata il comandante, certo poi la società armatrice non ha contribuito in modo efficace come avrebbe dovuto nelle operazioni di soccorso, né nei confronti del comando di bordo né nei confronti dell’autorità marittima, tuttavia gli esponenti della società hanno patteggiato le pene”.

Secondo l’ufficiale il “verdetto della Corte di Cassazione è la conferma di un lavoro fatto bene fin dall’orientamento della prua e dell’efficacia del contributo significativo dato in fase di indagini dalla capitaneria di porto di Livorno alla procura di Grosseto. Ciò significa – ha sottolineato a tal proposito – che nel momento in cui l’amministrazione assume il proprio ruolo di leale collaboratore dell’ordine giudiziario riesce a orientare bene l’attività investigativa e poi i risultati sono questi”.