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Allerta in Italia per il calabrone gigante asiatico dal veleno mortale

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Alcuni esemplari del calabrone gigante asiatico sarebbero stati avvistati nel nord Italia, ma dagli entomologi non è ancora arrivata alcuna conferma.

Anche in Italia negli ultimi giorni è scattato l’allarme per il presunto arrivo del calabrone gigante asiatico, noto anche come vespa mandarinia. L’insetto, che avrebbe già causato sei decessi in Francia, sarebbe giunto dall’estremo oriente all’interno di alcuni container, diffondendosi rapidamente in Portogallo, Spagna, Francia e ora anche nel nostro paese.

Il calabrone più grande del mondo

Originario dell’Asia orientale ma molto comune nelle zone montane del Giappone, il calabrone gigante asiatico è noto per essere uno degli insetti più grandi del mondo. Le dimensioni del suo corpo possono raggiungere infatti i 50 millimetri di lunghezza (55 per le regine), con un’apertura alare di circa 76 millimetri.

Il loro pungiglione, lungo circa 6 millimetri, può iniettare un veleno che , proprio come quello delle api comuni, danneggia i tessuti umani con un’azione di fosfolipasi. Peculiarità del calabrone gigante è inoltre quella di poter pungere ripetutamente la sua vittima e non una volta sola come le api.

Un veleno mortale

La vera minaccia del calabrone gigante è però costituita proprio dal suo veleno, che ogni anno in Giappone causa all’incirca tra i 20 e i 40 decessi. La maggior parte di essi muore per shock anafilattico a causa di una pregressa condizione di allergia al veleno delle api. Tuttavia il veleno del calabrone, contenente una neurotossina nota come mandarotossina, può essere potenzialmente letale anche per soggetti non allergici.

Secondo Masato Ono, entomologo della Tamagawa University, la puntura di un calabrone gigante asiatico è paragonabile come intensità del dolore a: “Un chiodo rovente conficcato nella gamba”.

Secondo il quotidiano online La Voce del Trentino, le prime segnalazioni di calabrone gigante in Italia sarebbero giunte dalla Liguria, per poi proseguire anche in Friuli-Venezia Giulia ed in Piemonte. Come ricorda la testata però, nessuno di questi avvistamenti è stato ancora ufficializzato da entomologi ed esperti del settore.