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Aumento livello del mare: le città che potrebbero finire sott'acqua

aumento livello del mare

Bangkok, Lagos, Londra e altre ancora: sono almeno 8 le città che rischiano di scomparire sott'acqua

Se tutto il ghiaccio presente sulla Terra dovesse fondersi, il livello del mare di alzerebbe di oltre 60 metri. Interi stati sembrerebbe non siano mai esistiti. Scomparirebbero intere nazioni, dalla Florida al Bangladesh. Uno scenario difficile da immaginare ed è altrettanto difficile che possa realizzarsi, spiegano gli scienziati. Tuttavia, restano ingenti e di assoluta rilevanza i danni ambientali apportati dai cittadini di tutta la terra e dalla loro scarsa attenzione. L’innalzamento del mare varia a seconda delle diverse zone del mondo. A causa del riscaldamento globale molte aree costiere risultano a rischio allagamento. Molti cittadini sono costretti a lasciare la propria casa e mettersi in salvo. Negli Stati Uniti sono circa 25 milioni gli abitanti che vivono in territori a rischio inondazioni. Stando alle informazioni rese note da IconaClima.it, invece, in Europa un terzo della popolazione abita entro 50 km dalla costa. In Italia, in particolare, l’estensione totale delle coste a rischio inondazione è pari a ben 5.686,4 km quadrati. Aumento livello del mare: 2,4 milioni di case statunitensi sarebbero a rischio e almeno 8 paesi rischierebbero di finire sott’acqua.

Aumento livello del mare: le conseguenze

Se le temperature globali superano i 1,5 °C al di sopra dei livelli preindustriali, l’aumento del livello del mare potrebbe raggiungere i 40 cm entro il 2100. Se le temperature superano i 2 gradi, l’aumento sarà superiore ai 50 centimetri entro la fine del secolo. Le conseguenze potrebbero essere devastanti per le città costiere di tutto il mondo, in particolare per quelle già vulnerabili a tempeste e inondazioni a causa di specifiche condizioni geologiche o urbane.

Sono 8 le città maggiormente a rischio: questo il risultato del rapporto di Christian Aid. “Queste metropoli globali possono sembrare forti e stabili, ma è un miraggio. Man mano che i livelli del mare si alzano, sono sempre più minacciati e sott’acqua”, ha dichiarato Kat Kramer, autore del rapporto a The Guardian.

Le città a rischio

Giacarta, in Indonesia, è la città che affonda più velocemente al mondo secondo i dati di EcoWatch.it. Lo scavo di pozzi illegali per accedere alle acque sotterranee aumenta i danni al territorio, esponendolo a gravi rischi. La città sta anche affondando a causa del peso dei suoi edifici. Ad affrontare un problema analogo a causa dei molti grattacieli e di un terreno instabile è Bangkok, in Tailandia. Nel 2015 uno studio pubblicato dal governo cittadino, la capitale tailandese potrebbe finire sott’acqua entro 15 anni. Una Legge sulle acque sotterranee del 1977 limita la quantità di acque sotterranee estratte, rallentando l’affondamento della città. In questo modo, infatti, l’acqua viene pompata di nuovo nel terreno. Tuttavia, al momento, tale operazione non risulta sufficiente per salvare la città dai mari in aumento.

Grandi pericoli anche per la Nigeria. Lagos, cittadina costiera che comprende una serie di isole, ha vissuto alluvioni devastanti nel 2011 a causa dello scarso drenaggio del territorio. Secondo alcune ricerche, se il livello del mare dovesse raggiungere i 20 cm, 740.000 persone in tutta la Nigeria rimarrebbero senzatetto. Anche Lagos, inoltre, affronta il problema dell’eccessiva estrazione delle acque sotterranee. Stesso problema per Manila, nelle Filippine. Un altro problema sono le sue vaste risaie, che consumano più acqua rispetto ad altre colture e aumentano il rischio di alluvione quando vengono costruiti stagni di pesce illegali nei canali di marea.

Dhaka, in Bangladesh, sta affondando a una velocità circa 10 volte superiore alla media globale. L’estrazione delle acque sotterranee ha un ruolo maggiore nel suo affondamento rispetto alla tettonica delle placche. Stesso possibile (e drammatico) futuro per la città di Shanghai, in Cina.

Alcune città dell’Europa

Ad affondare potrebbe essere anche Londra, in Inghilterra, tant’è che la barriera del Tamigi, aperta nel 1984 per proteggere Londra da un’inondazione di un anno su 100, avrebbe dovuto essere usata due o tre volte l’anno. Al contrario, è attualmente utilizzata da sei a sette volte l’anno.

Infine, gli studi parlano di Houston, in Texas, città naturalmente soggetta alle inondazioni. Ad aggravare la situazione è ancora una volta l’estrazione delle acque sotterranee e quella di petrolio e gas naturale dal terreno sottostante. L’area di Houston-Galveston si è già ridotta di tre metri cubi e il nord-ovest sta affondando di due pollici all’anno.