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Smartworking e didattica: il problema della digitalizzazione in Italia

Il problema della digitalizzazione in Italia

Tra didattica a distanza e smartworking, l'emergenza coronavirus ha fatto emergere con forza il problema della digitalizzazione in Italia.

L’emergenza sanitaria legata al coronavirus ha fatto emergere con più forza alcune problematiche che affliggono l’Italia. In particolare la riconversione delle attività lavorative e scolastiche nello smart working e nella didattica a distanza ha evidenziato i problemi legati alle sfide del mondo digitale. L’italia non si è fatta trovare pronta, nonostante gli sforzi fatti in queste settimane e negli anni per risolvere il problema della digitalizzazione. Il Piano nazionale per la scuola digitale e il progetto dell’Open Fiber (entrambi del 2015) non hanno dato risultati nei tempi previsti, e l’Italia si è trovata, cinque anni dopo, impreparata per affrontare le sfide del presente.

Il problema della digitalizzazione in Italia

Il problema della digitalizzazione della società e dell’economia è un problema strutturale del nostro Paese. Nel rapporto Desi (Digital Economy and Society Index) sulla competitività digitale in Europa, l’Italia occupa il 24esimo posto in classifica, su 28 Stati Membri. La valutazione tiene conto di cinque criteri: la qualità e la diffusione della rete a banda larga (connettività), la diffusione e il grado di competenze digitali (capitale umano), l’uso dei servizi Internet da parte dei cittadini, l’integrazione delle tecnologie digitali nelle aziende e la disponibilità di servizi pubblici digitali.

Il rapporto Desi evidenzia che l’Italia è sempre un passo indietro rispetto alla media europea. Il 44% degli italiani tra i 16 e i 74 anni possiede competenze digitali di base, contro il 57% della media europea.

La didattica a distanza

La scuola è uno dei settori che ha risentito maggiormente di questo repentino cambiamento. Nel 2015 il Governo crea il Piano nazionale per scuola digitale, ma il provvedimento non ha i risultati sperati. Solo il 20% dei professori segue i corsi di formazione digitale e il 24% delle scuole non attua il Piano previsto dal Governo.

Il risultato è che, con l’inizio della didattica a distanza per fronteggiare l’emergenza coronavirus, molti istituti si sono trovati impreparati ad affrontare questa nuova modalità, sia per quanto riguarda le lezioni, sia per lo svolgimento degli esami. Le scuole medie sono quelle che registrano il maggior ritardo: solo il 70% degli studenti dice di aver iniziato le lezioni online, contro il 90% degli studenti delle scuole superiori. Anche le Università si sono trovate in difficoltà, ma stanno valutando la riapertura per fasi degli atenei a partire da settembre.

Il problema della connettività

Per allineare l’Italia alla media europea per quanto riguarda il tema della connettività, nel 2015 la società Open Fiber vince l’appalto per portare nel maggior numero di case la connessione in fibra ottica alla rete a banda larga. L’obiettivo era di raggiungere 9.6 milioni di abitazioni entro il 2020, ma al momento solo 2.2 milioni risultano connessi. Da questi dati è facile intuire il disagio di chi si trova a lavorare o studiare da casa.

Positivo invece il numero dei servizi pubblici online, anche se bisogna ancora migliorare la connessione tra enti e cittadini e la possibilità di svolgere la burocrazia online, con moduli scaricabili e compilabili online.