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Vaccino anti-Covid, la scienza avverte: troppa fretta ha dei rischi

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Troppa fretta per avere un vaccino anti-Covid può comportare dei rischi? Ne è certo l'immunologo Green che lancia l'allarme e invita a prendere tempo.

Mentre la ricerca scientifica prosegue sulla strada di un vaccino anti-Covid, c’è chi avverte sui rischi legati alla fretta di creare un possibile vaccino. È questo l’allarme lanciato dall’immunologo Douglas Green, vice direttore della rivista Science Advances, in un editoriale pubblicato sulla sua testata. Green comprende l’importanza di ottenere un vaccino in tempi brevi ma, allo stesso tempo, avverte sulle conseguenze di un approccio frettoloso.

“No a un vaccino anti-Covid di fretta”

L’immunologo risponde, così, agli annunci fatti dai laboratori di tutto il mondo sul successo delle prime fasi della sperimentazione. Per Green, la ricerca di un vaccino segue tre fasi principali. Nelle prime due, il prototipo del vaccino è testato “su un piccolo gruppo di persone per determinare se il vaccino è sicuro nel breve termine e avvia la risposta immunitaria“. Stando all’immunologo, è proprio la terza fase della sperimentazione quella più complessa, perché si considera “un ampio gruppo di persone per comprenderne l’efficacia contro l’infezione e scoprirne eventuali effetti collaterali“. Questa fase, cioè, prevede tempo poiché spesso gli effetti collaterali non sono così evidenti da subito. Green fa un esempio specifico: durante la sperimentazione di un vaccino per il Respiratory Syncytial Virus (RSV) nel 1996, le condizioni di salute del gruppo di persone immuni peggiorava considerevolmente in seguito all’infezione. Questo non esclude – scrive Green sul suo editoriale – “che possa succedere lo stesso con i vaccini per il Sars-Cov-2“.

Oxoford: il vaccino sperimentale da settembre

L’immunologo Green risponde agli annunci sulla disponibilità di vaccino a partire dai prossimi mesi. Nei giorni scorso, la società farmaceutica AstraZeneca, annunciava di aver “concluso i primi accordi” per la produzione del vaccino contro il coronavirus per centinaia di milioni di dosi, garantendo una capacità produttiva di 1 miliardo di dosia partire da settembre”. Di recente, ha parlato di “tempo ragionevole” per un vaccino anche Nicola Magrini. Il direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), ha reso noto che un vaccino per il coronavirus potrebbe essere disponibile soltanto tra la primavera e l’estate del 2021, non prima.

Vaccino, se il tempo stringe: il caso Ebola

Nel caso di infezioni altamente mortali, la scienza ha già cercato di bypassare le fasi della sperimentazione. È il caso del vaccino contro l’ Ebola. Secondo le stime riportare sulla prestigiosa rivista Science, l’epidemia – scoppiata in Repubblica Democratica del Congo e in Liberia – presente un tasso di mortalità alto. Per questo motivo, nel 2011 le procedure di solito osservate nella sperimentazione di un vaccino sono state in parte saltate, dando il via alle sperimentazione sull’uomo. La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità aveva dato il via per consentire la creazione di un vaccino in tempi stretti. A proposito dell’Ebola, Green menziona il fenomeno dell’antibody-dependent enhancement (ADE): il fenomeno in cui gli anticorpi che devono combattere il virus si legano ai recettori per gli anticorpi delle cellule sane. In altre parole, le cellule vengono compromesse e l’infezione si diffonde più facilmente. ADE – sottolinea l’immunologo – è un fenomeno rilevato anche nell’Ebola.

Per questi motivi, i ricercatori in tutto il mondo stanno lavorando anche per l’individuazione di terapie efficaci e cure per contrastare il coronavirus. Tra le più promettenti quella al plasma iperimmune.