Dopo diversi giorni di attesa, nel pomeriggio del 26 ottobre la Nasa ha annunciato la scoperta di molecole d’acqua sulla superfice della Luna, attualmente intrappolate all’interno della regolite presente lungo l’emisfero meridionale del nostro satellite, in una zona illuminata dalla luce del Sole. La scoperta è stata effettuata grazie al telescopio Sofia e si rivela di fondamentale importanza in vista dell’avvio del programma spaziale Artemis, che avrà come obiettivo quello di riportare l’uomo sul suolo lunare.
Nasa, scoperta acqua sulla Luna
Le molecole di acqua individuate sulla Luna sono per il momento un’esigua quantità, circa 350 grammi per metro cubo, ma è la prima volta che vengono rinvenute in una zona così superficiale ed esposta alla luce solare come il cratere Clavius, situato nell’emisfero meridionale. In precedenza infatti erano già stati trovati dei depositi di acqua sulla Luna, ma sempre in in crateri molto profondi e mai illuminati delle Polo Sud.
?? Water molecules were found in Clavius Crater, one of the largest craters visible from Earth on the Moon! This discovery from our @SOFIAtelescope indicates that water may be distributed across the surface, & not limited to cold, shadowed places. More: https://t.co/oIcCbbl50Y pic.twitter.com/Q5Ve6QwZJM
— NASA (@NASA) October 26, 2020
La scoperta è stata inoltre accompagnata dai risultati di un secondo studio effettuato sempre grazie al telescopio Sofia, tramite il quale è stata confermata la presenza di molecole d’acqua intrappolate all’interno di svariati piccoli crateri lungo la superfice lunare. Secondo gli esperti, l’acqua potrebbe essere rimasta intrappolata all’interno della regolite lunare a seguito degli impatti meteorici che hanno caratterizzato la storia del nostro satellite.
Le osservazioni degli scienziati sono state possibili come già detto grazie all’utilizzo del telescopio Sofia, che essendo installato a bordo di un Boeing 747 ha permesso di scrutare la superfice della Luna da un’altezza di 12mila metri dal suolo, evitando così le interferenze provocate dall’atmosfera terrestre. Il telescopio Sofia (acronimo per Stratospheric Observatory for Infrared Astronomy) è frutto di una cooperazione tra la Nasa e l’Agenzia Aerospaziale Tedesca.