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Scissione Di Maio, quando nel 2017 scriveva: "Se cambi casacca ti dimetti e vai a casa"

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Alcuni vogliono le sue dimissioni, altri invece pensano che abbia fatto bene a mantenere il suo incarico al ministero. Polemiche sulla scissione di Di Maio.

Dopo la scissione di Luigi Di Maio, ministro degli Affari Esteri, dal Movimento 5 Stelle, di cui è stato leader politico, si è scatenata un’enorme polemica. Le critiche rivolte al ministro sono relative ad una sua affermazione scritta su Facebook in data 11 gennaio 2017.

Scissione di Maio: poltronaro o eroe della patria?

Tra chi lo attacca e chi lo difende, Luigi Di Maio è diventato il politico più chiacchierato dell’ultima settimana. Sebbene già in altre occasioni il ministro è stato criticato per una sua incoerenza tra le parole dette in passato e le azioni compiute nel presente, pare che stavolta l’abbia fatta grossa. Chi va contro Di Maio vorrebbe le sue dimissioni per coerenza con una frase pronunciata nel 2017. Chi invece difende il ministro lo fa perchè grazie alle sue mancate dimissioni il governo Draghi è ancora in piedi. Una questione che non trova un centro, ma è divisa da due estermità ultra polarizzate: poltronaro ed eroe della patria.

Quel post del 2017 che incastra il ministro

Ma andiamo a vedere il post. A riproporlo sono stati molti politici e cittadini italiani. Tra questi vi è la senatrice leghista Roberta Ferrero, che ha scritto come didascalia: “Post invecchiati male“. Tre parole rivolte al minstro degli Esteri che nascondono una sottile ironia. Nel post di Di Maio datato 11 gennaio 2017 è scritto: “Se vieni eletto con il Movimento 5 Stelle e scopri di non essere d’accordo con la sua linea, hai tutto il diritto di cambiare forza politica. Ma ti dimetti, torni a casa e ti fai rieleggere, combattendo le tue battaglie. Chi cambia casacca, tenedosi la poltrona, dimostra di tenere a cuore il propio status, il proprio stipendio e la propria carica“.

Le ragioni dei detrattori e dei difensori: difficile dare un giudizio

Di Maio è stato messo con le spalle al muro, anche se non è la prima volta per lui. Non è l’unico membro o ex membro del M5S a fare l’opposto di ciò che aveva dichiarato in passato. Nel caso di Di Maio si tratterebbe di lasciare un incarico istituzionale importantissimo, soprattutto con i tempi che corrono data la crisi tra Russia ed Ucraina. Allora, se i detrattori del ministro vorrebbero (metaforicamente parlando) la sua testa per andare prima alle elezioni, i difensori di Di Maio lo ammirano addirittura per il suo amore verso la patria in un momento così delicato. A questo punto, però, è davvero difficile dare dei giudizi. Se da una parte, come dicono i detrattori, la coerenza è importante, soprattutto per avere fiducia nel lungo periodo; dall’altra è anche importante, come dicono i difensori, non aggiungere ulteriori problemi ad una situazione già troppo delicata.

La fine di un’era?

La scissione di Di Maio dal M5S potrebbe mettere la parola “fine” all’era di un Movimento nato per cambiare la storia della politica italia. La sua mossa è stata sicuramente coerente con il suo pensiero, a prescindere da ciò che scriveva nel 2017. Questa potrebbe però rivelarsi un suicidio politico sia per lui che per il capo in solitaria del M5S. Questa affermazione non è un parere nè un’analisi priva di fondamento. Il Movimento composto da Conte e Di Maio aveva un indice di gradimento, in data 20 giugno 2022, molto basso, pari al 12,5%. Questi dati sono stati riportati dall’Adnkronos e riguardano l’ultimo sondaggio SWG. Se l’unione fa la forza, come faranno adesso i due carismatici politici a correre in solitaria? Sicuramente Di Maio può godere di un esperienza maggiore rispetto a Conte, ma quest’ultimo è molto più apprezzato dal popolo. Se la scelta del ministro è stata giusta sarà solo il tempo a dirlo, ma la sensazione è che una guerra politica tra Conte e Di Maio, oltre ad essere inutile, potrebbe essere deleteria per entrambi e favorire solo partiti che sono già molto forti.