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Scontro Renzi-Mentana: “Khomeini? Era il dittatore dell’Iran”, “Veramente era un’autorità religiosa”

scontro

Scontro mediatico quello tra Enrico Mentana, durante la sua trasmissione Bersaglio Mobile, e l'ospite Matteo Renzi.

Diverbio durante la trasmissione Bersaglio Mobile (La7) tra il conduttore Enrico Mentana e l’ospite Matteo Renzi.

I motivi dello scontro

E’ iniziata con una citazione dei Brutos la trasmissione condotta da Enrico Mentana, come motivo per fare dell’ironia sul flop e la disfatta dell’ex premier Matteo Renzi in occasione del referendum del 4 Dicembre scorso. “Come dicevano i Brutos in una pubblicità, nonostante gli schiaffi che ti sei preso, ha sempre una bella cera. Sarò secco, ovviamente compatibilmente per noi due con il livello dietetico. Il suo libro? Non ne ho mai sentito parlare”. Ecco come esordisce Mentana, che con le critiche non si risparmia nemmeno con il nuovo premier Gentiloni, definito “rammollito”. Il conduttore ha inoltre citato e criticato anche la politica economica di Renzi ed il debito pubblico.

Ma non finisce qui: infatti Matteo Renzi menziona anche il magistrato Giovanni Falcone: “Lui diceva che la cultura del sospetto non è l’anticamera della verità, ma del khomeinismo. Khomeini era il dittatore dell’Iran”. Ed ecco che arriva la risposta di Mentana, che controbatte affermando che “non era un dittatore”, ma “era un’autorità religiosa, un capo spirituale. Il dittatore era quello coi baffetti”.

“Era l’ayatollah supremo, la guida spirituale che in uno Stato teocratico è di fatto il dittatore. Non diciamolo, però, a Mentana, che ci rimane male” prosegue Renzi che alimenta ulteriormente il dibattito con il conduttore e che sembra palesemente irritato. Ma Enrico Mentana non cede alle risposte immediate dell’ex premier, e controbatte dicendo: “Ma se lo Stato è teocratico, è in linea con quella religione”, “e va contestualizzata anche la frase di Falcone, che dice quello in risposta al sindaco Leoluca Orlando e a padre Ennio Pintacuda, anche lui consigliere un po’ politico, un po’ spirituale”.

E poi obietta ancora Matteo Renzi: “non mi paragoni l’esperienza di Pintacuda e dei gesuiti con quella di Khomeini”, ma il conduttore spiega che “Falcone si riferiva a quello perché padre Pintacuda sosteneva che il sospetto era l’anticamera della verità. E a lui rispondeva Falcone”. Un dibattito che ha acceso gli animi del conduttore e dell’ospite e soprattutto dei telespettatori che hanno assistito ad uno scontro di cui si continuerà sicuramente a parlare nei prossimi giorni.