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Scuola e sciopero degli insegnanti: no alla riforma!

Scuola e sciopero degli insegnanti: no alla riforma!

Uno sciopero degli insegnanti subito dopo il rientro è "sempre una scommessa", analizza André D. Robert, specialista dei movimenti sindacali degli insegnanti. Il primo sciopero della stagione, che si è tenuto questo giovedì 8 settembre da parte di un’organizzazione intersindacale composta dal...

Uno sciopero degli insegnanti subito dopo il rientro è “sempre una scommessa”, analizza André D. Robert, specialista dei movimenti sindacali degli insegnanti.

Il primo sciopero della stagione, che si è tenuto questo giovedì 8 settembre da parte di un’organizzazione intersindacale composta dal SNES, primo sindacato della scuola secondaria, da FO, CGT e SUD, dalla SNEPFSU e da Sundep che sarà il fulcro di una mobilizzazione, iniziata nella primavera del 2015 contro la riforma della scuola media. Una manifestazione si è tenuta a Parigi, da Place de la Sorbonne, senza SNALC, l’unione anch’essa opposta alla riforma, ma che ha lasciato l’organizzazione dopo un disaccordo. Ormai entrata in vigore, la riforma, che sopprime una parte delle classi bilingue ed europee, e indebolisce il posto riservato al latino e inserisce, al contrario, gli EPI (insegnamenti pratici interdisciplinari) è stata fortemente contestata dall’opposizione, da un certo numero di intellettuali, da associazioni di insegnanti e dai sindacati degli insegnanti. Questi temono una riduzione degli orari disciplinari a favore di corsi interdisciplinari.

“I colleghi provano un senso di stanchezza e lassismo”

I cinque scioperi organizzati dal 2015 non sono riusciti a mobilitare in maniera massiccia. Uno sciopero, per questo motivo, un paio di giorni dopo il rientro è sempre e soprattutto “una scommessa” per André Robert D., professore presso l’Università di Lione-II e specialista dei movimenti sindacali dei docenti in quanto “i primi giorni di scuola, gli insegnanti hanno la testa altrove. Sono in preparazione dei loro corsi, mettono i primi voti ai loro studenti“. Secondo i dati del Ministero della Pubblica Istruzione, solo il 15,8% degli insegnanti aveva partecipato a questo movimento lo scorso settembre, un “parziale fallimento“, secondo lo specialista che aveva, tuttavia, organizzato un ulteriore sciopero ad ottobre. “Comunque l’Intersindacato non si fa illusioni. Quello che vogliono è un allentamento della presa e un indebolimento nell’applicazione della riforma“, continua.

Frédérique Rolet, segretaria generale del SNES che chiede “maggiore flessibilità“, resta cauta su queste previsioni, anche se pensa che la mobilità deve essere “superiore” a quella di settembre 2015: “Non ho idea. Lo sciopero è ben accolto in quanto i colleghi sentono un senso di stanchezza e lassismo. Essi non hanno ricevuto, per molto tempo, manuali per applicare i nuovi programmi o hanno ricevuto i libri di testo ma senza riferimento annuali. Tuttavia, ho ricevuto diversi messaggi in cui gli insegnanti dicono di aver scioperato diverse volte l’anno scorso, ma senza risultato, e non vogliono più perdere giornate retribuite inutilmente“.

Abrogare la riforma dall’interno

Per Najat Vallaud-Belkacem , vi è un rientro a scuola “debole” quello dellarealtà e non della fantasia“, dopo polemiche, scioperi e manifestazioni che hanno circondato la riforma sin dalla sua introduzione un anno e mezzo fa. Il ministro della Pubblica Istruzione ritiene che le scuole riluttanti non superano dal 5 al 10%. Meno ottimista, il principale sindacato dei presidi (SNPDEN) scommette sul 60 % delle scuole che l’applicheranno per “fedeltà”, il 15 % “fondamentalmente contrarie” che ci gireranno intorno ma senza applicarla. Per quanto riguarda il restante 25 % degli istituti stanno “già attuando la maggior parte delle misure, tra cui l’insegnamento interdisciplinare e la pedagogia dei progetti. “Saranno in una forma di continuità” ci è stato spiegato qualche giorno fa.

A maggio, la SNES ha pubblicato un documento in cui invita gli insegnanti ad adottare una resistenza pedagogica: non considerare l’assistenza personale (AP) né le lezioni pratiche interdisciplinari (EPI) nell’orario scolastico, non sentirsi obbligati di partecipare a certi incontri. “Dobbiamo rifiutare che le ore di EPI o di AP vengano radicati all’interno dell’ orario disciplinare ripartite in un semestre e raggruppate poi nel trimestre successivo,” ha indicato il sindacato. Per quanto riguarda i nuovi programmi di prima media, il sindacato invita a “rifiutare qualsiasi globalizzazione degli orari del blocco SVT-fisico-tecnologia come nell’ educazione artistica”. Il sindacato aveva già invitato a boicottare o disturbare le giornate di formazione alla riforma, organizzate dal Ministero lo scorso anno. A sua volta, la SNALC ha pubblicato un manuale per abrogare la riforma dall’interno. Di fatti, senza partecipare allo sciopero, alcuni insegnanti possono applicare la riforma in maniera minima aspettando una possibile abrogazione, promessa da diversi candidati alle primarie di destra dopo le elezioni presidenziali.