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Seattle, ruba aereo passeggeri: le ultime parole di Richard

Seattle

"Sono solo un uomo distrutto, ho perso qualche rotella. Non me n’ero mai accorto". Le ultime parole di Richard durante il folle volo verso la morte

Una tragedia compiuta tra disperazione e angoscia, perpetrata per mano di un Io forse troppo stanco di condurre una vita insoddisfacente. Alle spalle vi sta probabilmente uno stato psicologico debole e problematico. In qualche modo lo ha rivelato lo stesso Richard. E’ lui il meccanico ventinovenne che ha rubato un aereo passeggeri dallo scalo di Seattle. Una volta preso il volo è iniziato l’inseguimento da parte degli F-15. Nel frattempo Richard Russell parlava con la torre di controllo, fino allo schianto nella baia di Seattle, avvenuto 90 minuti dopo.

Il volo verso la morte

Il meccanico suicida è apparso eccitato, confuso, a tratti calmo e sincero nella sua conversazione con la torre di controllo. Ha confidato di essere “solo un tipo distrutto” con “qualche bullone avvitato male”. Durante i 90 minuti di volo ha compiuto diverse acrobazie. Le autorità hanno escluso che si sia trattato di terrorismo, affermando che è stata un’azione suicida.

“Una cosa così significa carcere per la vita, uh? Spererei di sì per uno come me“. E’ iniziato così il tormentato viaggio di Rich. Immediata la replica dagli addetti in torre di controllo: “Oh Richard, non pensiamoci adesso, ma puoi cominciare a girare a sinistra per favore?”. Il controllore parlava piano, cercava di rassicurarlo, ma Richard non lo stava veramente ascoltando. “Ho tante persone che si preoccupano per me. Li deluderà scoprire che ho fatto una cosa del genere. Vorrei scusarmi con ognuno di loro”, ha confidato teneramente. Poi le parole più profonde: “Sono solo un uomo distrutto, ho perso qualche rotella. Non me n’ero mai accorto, fino ad ora”.

Rich aveva subito rivelato di aver messo abbastanza carburante nell’aereo “per vedere le montagne olimpiche”. Una confidenza sincera e pronunciata con un tono infantile, tra meraviglia e incredulità. Si tratta del massiccio montuoso situato nello stato di Washington vicino al confine canadese. Poi però si dice preoccupato per il fatto che il carburante si consumi “più velocemente di quanto pensassi”. Dalla torre di controllo niente panico: gli addetti hanno cercato con grazia e gentilezza di indirizzarlo a una vicina base militare. Immediata la replica del giovane, come si apprende dalle registrazioni. “Questi ragazzi mi faranno passare un brutto quarto d’ora se provo ad atterrare lì. Probabilmente hanno difese anti-aeree”, è stata la sua risposta.

“Non hanno niente di tutto questo. Stiamo solo cercando di trovare un posto dove tu possa atterrare in sicurezza“, lo rassicurano i controllori. Ma Rich replica: “Non sono ancora pronto a riportarlo a terra”. Poi la tragedia.

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La dinamica

Sono circa le otto di sera di venerdì 10 agosto 2018 quando Richard Russell, un addetto ventinovenne dei servizi di terra, sale a bordo di uno degli aerei Q400 della Horizon Air (compagnia della Alaska Airline) parcheggiati nell’aeroporto internazionale di Seattle Tacoma e si alza in volo, senza alcuna autorizzazione. Tuttavia, riesce nel suo intento, rimanendo completamente indisturbato. Novanta minuti più tardi, nonostante i tentativi della torre di controllo di guidarlo verso un atterraggio sicuro, e con dietro due jet decollati a velocità supersonica per scortarlo dopo l’allarme, Russell si è schiantato sull’isola di Ketron, nello stretto di Puget. Diversi i video amatoriali realizzati dai cittadini, in cui si assiste perfettamente a quel volo folle e disperato.

Le ultime folli acrobazie del velivolo sono state filmate da John Waldron, che passeggiava sull’isola quando ha visto gli F-15 che seguivano il bimotore. Impossibile non notare quanto accadeva in cielo senza pensare che stesse succedendo qualcosa di strano. “E’ incredibile come sia riuscito a raddrizzarsi dopo essersi trovato a poco più di trenta metri dalla superficie dell’acqua”, ha raccontato.

Poco dopo Waldron ha visto l’aereo dirigersi verso Ketron. Da quel momento solo fiamme e fumo. Sul velivolo da 76 posti non c’erano passeggeri: il dirottatore non ha sacrificato altre vite oltre alla sua. La vicenda riporta alla memoria il suicidio-omicidio commesso per mano del pilota della Germanwings che nel 2015 guidò un Airbus contro una montagna sulle Alpi francesi uccidendo 150 persone. Le sue tendenze suicide erano note, ma non per questo esonerato dalla sua professione. Nella vicenda di Richard non si contano vittime neppure tra i venti abitanti dell’isoletta.

Un Paese sotto shock

Resta lo shock in un Paese ossessionato dalla sicurezza e dai controlli. Difficile spiegarsi come un uomo abbia potuto tranquillamente salire su un aereo (al momento del furto era nel settore manutenzione), riempirlo di carburante e decollare senza essere fermato in tempo. Le autorità stanno visionando tutti i filmati disponibili per ricostruire la dinamica. Anche il presidente Trump sta seguendo l’evoluzione delle indagini dal suo golf club del New Jersey, dove è in vacanza per qualche giorno. A riferirlo è stata la portavoce Sarah Huckabee Sanders.

E’ stata immediatamente esclusa la strada della matrice terroristica, ma si riaccende la paura per le minacce interne, quelle di chi come Richard ha gli accessi di sicurezza ad aree sensibili. In tal modo, è potenzialmente possibile creare morte e distruzione. Nessun fanatismo: solo un ingestibile disagio interiore.