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"Sei il figlio di Bettarini, ti ammazziamo": non era un caso

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Per il pm non ci sono dubbi: Niccolò non è stato aggredito "per caso". E' stato riconosciuto in quanto "figlio di Bettarini"

Niccolò Bettarini accoltellato fuori dalla famosa discoteca Milanese in zona Sempione. All’indomani dell’aggressione a danno del figlio di Stefano Bettarini e Simona Ventura, sono emersi nuovi colpi di scena che chiarirebbero quanto accaduto. Per i magistrati non si è trattato di un’aggressione casuale: Niccolò è stato riconosciuto.

Niccolò Bettarini accoltellato: le indagini

“Sei il figlio di Bettarini, ti ammazziamo”. Per il pm Niccolò è stato chiaramente identificato dai suoi aggressori.

Proseguono le indagini riguardo l’accoltellamento del giovane a Milano. Stando agli ultimi sviluppi resi noti dai magistrati che si stanno occupando del caso, la vittima non sarebbe stata ferita per pura causalità. Al contrario, l’aggressione è stata intenzionale. Niccolò sarebbe stato assalito solo dopo essere stato identificato, in quanto “figlio di Bettarini”.

Se inizialmente l’ipotesi più accreditata era quella di un coinvolgimento casuale del diciannovenne, figlio dell’ex calciatore Stefano Bettarini e di Simona Ventura, ora si fa largo una nuova tesi. Per il pm milanese Elio Ramondini, uno degli aggressori avrebbe urlato: “sei il figlio di Bettarini, ti ammazziamo”. Durante la colluttazione è stata coinvolta e picchiata anche la fidanzata di Niccolò, intervenuta per difenderlo.

A carico dei quattro assalitori arrestati è stato chiesto il carcere. Per il pm si è trattato di tentato omicidio. Chiesta la convalida dei 4 fermi della notte. Si tratterebbe di due ultrà dell’Inter e due cittadini albanesi. Sarebbero due italiani di 24 e 29 anni e due albanesi di 23 e 29 anni. Erano stati portati in questura già nel pomeriggio di domenica primo luglio e nella notte sono stati sottoposti a fermo con l’accusa di tentato omicidio. Non una rissa con una vittima “causale”, ma un attacco nel quale l’identità del ragazzo era ben chiara.

La replica degli accusati

“Sì, ero là, ho visto la scena, ma non ho picchiato nessuno“. E ancora: “Sono miei amici, ma con la rissa non c’entro“. “Mi parlate di un cacciavite, ma non so chi l’avesse portato e non ho capito chi ha colpito”, insinuano. Con tali giustificazioni i quattro aggressori di Niccolò Bettarin avevano provato a scaricare le proprie responsabilità per tutto il pomeriggio di domenica primo luglio, subito dopo il fermo.

Il ragazzo è stato accoltellato alle 5.16 della notte tra sabato 30 giugno e domenica primo luglio. L’aggressione si è verificata di fronte a un chiosco fuori dalla discoteca “Old Fashion”, sul fianco del Parco Sempione, nel cuore della città meneghina.

Niccolò Bettarini ha passato la giornata di domenica in una stanza dell’ospedale Niguarda, dove è stato portato in codice rosso. Fortunatamente è sempre rimasto cosciente e i medici hanno accertato che non ha lesioni gravi. Gli aggressori hanno scagliato la loro ira con ben undici colpi, con un coltello, un cacciavite o un punteruolo. Le ferite sono superficiali, tranne una alla mano, che ha toccato un tendine e richiederà un intervento in settimana. La prognosi è di 30 giorni.

Il principale indiziato

È stato un pestaggio, con la dinamica di un agguato.

Il principale sospettato è il maggiore del gruppo. Si tratterebbe di un ragazzo di 29 anni, milanese, che vive in uno dei quartieri Nord di Milano. Ha un passato di carcere e arresti domiciliari. Negli ultimi anni, in particolare tra il 2010 e il 2017, “È stato quasi sempre trovato in possesso di un coltello a serramanico“. Lo si legge nel decreto della sorveglianza speciale emesso a suo carico, poco più di un anno fa, dai giudici Roia-Pontani-Benincasa e che evidenzia denunce e condanne anche per lesioni e rissa. La Questura segnalò a dicembre anche presunte minacce all’ex fidanzata.

Fermato anche un suo concittadino, di cinque anni in meno. Si tratterebbe di ultrà nerazzurro. Gestisce col padre un bar che è stato perquisito dalle forze dell’ordine in cerca di elementi utili all’inchiesta. Il ragazzo, dal temperamento già particolarmente acceso, aveva ricevuto un provvedimento di Daspo dopo un Napoli-Inter di qualche anno fa. Poi però aveva vinto il ricorso in appello e gli era stato tolto. Apparterrebbe ad ambienti di estrema destra. Tuttavia, stando a quanto si è appreso, non è militante del movimento “Lealtà e Azione”.

Gli altri due sono albanesi di 23 e 29 anni. Di certo non dei ragazzini. E a riferirlo appena dopo lo spaventoso episodio era stato uno degli amici di Niccolò, presente al momento dell’aggressione. “Sembravano drogati, hanno trent0’anni, uno aveva gli occhi azzurri. Si accanivano col Betta, ne ho spinto via uno, sembravano animali“.

In questura hanno poi ammesso parte dei fatti. Al contempo però, hanno omesso particolari e cambiato versione. Per i quattro il pm Elio Ramondini ha valutato fino alle prime ore della notte un fermo per tentato omicidio o una denuncia per il favoreggiamento. L’indagine della questura è stata molto rapida. In poche ore, infatti, i poliziotti sono arrivati a quei nomi, raggiunti tra i quartieri di Affori e Bruzzano. Molto più complicato è stato definire per ognuno la responsabilità precisa nell’agguato.