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Senato, Renzi conferma il no alla fiducia ma apre a Meloni: “Sul presidenzialismo ci siamo”

Renzi senato

Matteo Renzi ha pronunciato un lungo discorso al Senato durante il quale ha negato la fiducia al Governo ma ha aperto sul presidenzialismo.

Il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, ha tenuto un lungo ed eloquente discorso al Senato in occasione delle dichiarazioni di voto che hanno preceduto la fiducia al Governo Meloni. Durante il suo intervento, il senatore non ha perso l’occasione di scagliarsi contro i colleghi del Partito Democratico.

Le dichiarazioni di voto al Senato di Matteo Renzi

Il no di Azione-Italia Viva al Governo è arrivato chiaro e forte anche al Senato. Ad annunciare il voto contrario senza mezzi termini è stato l’ex premier Matteo Renzi che ha preso la parola a Palazzo Madama durante le dichiarazioni di voto. “Il gruppo di Azione e Iv voterà no alla fiducia al governo Meloni per le ragioni che hanno ben argomentato i colleghi che mi hanno preceduto facendo opposizione, noi cerchiamo di dare una mano alla nostra democrazia, come devono fare le persone che riconoscono quelli che escono vincenti dalle elezioni”, ha detto Renzi. E ha aggiunto: “Le faremo opposizione, a viso aperto, con la politica, non con il vocabolario. Le auguro di vincere la sfida del governo sapendo che noi saremo da un’altra parte”.

Nel corso del suo discorso, Renzi ha voluto anche replicare alle citazioni delle donne che hanno cambiato la storia italiana di Giorgia Meloni, aggiungendo i nomi di Artemisia e di Alda Merini. “Quando me ne sono andato da Palazzo Chigi una delle cose che mi ha fatto stare meglio è stata una frase della Merini: ‘La migliore vendetta è la felicità’ – e ha ribadito –. Noi le saremo lealmente contro ma pronti a dare una mano per il bene del Paese“.

Senato, Renzi conferma il no alla fiducia ma apre a Meloni: “Sul presidenzialismo ci siamo”

Nelle dichiarazioni di voto alla fiducia al Governo Meloni, il leader di Iv ha però anche aperto alla Meloni. Dopo aver mostrato simpatia per la scelta di nominare Carlo Nordio come ministro della Giustizia, ha sostenuto il presidenzialismo: “Se la maggioranza vorrà sfidarci sull’elezione diretta del presidente del Consiglio, quello che noi abbiamo chiamato il sindaco di Italia, noi ci saremo. Il punto fondamentale è che se c’è un’apertura sulle riforme costituzionali un no a prescindere è sbagliato”.

Inoltre, ha scelto di attaccare il Pd ricollegando allo scambio avvenuto alla Camera martedì 25 ottobre tra il presidente del Consiglio Giorgia Meloni e la deputata dem Debora Serracchiani. “Tutto si può dire alla presidente Meloni, tutto, ma la 31esima presidente del Consiglio dopo 30 maschietti, è una donna che ha vinto delle battaglie. La contesto, ma andarla ad attaccare sulla rappresentanza femminile non è ridicolo, è masochismo”, ha detto Renzi.

L’ex premier ha poi sottolineato che il discorso della Meloni è stato “molto politico”, ma “il centrodestra ha il dovere di governare”. Poi ha invitato a “non confondere sovranità con sovranismo” e sull’immigrazione ha aggiunto: “Giochiamo la carta della cultura”.

Merito e femminismo

Infine, Matteo Renzi è riuscito a raccogliere gli applausi dei senatori del centrodestra riuscendo anche ad attirare l’attenzione della Meloni e a suscitarne l’ilarità. L’ondata di entusiasmo della maggioranza, in particolare, si è generata quando il leader di Iv ha criticato il Pd per aver contestato l’uso della parola “merito” nella denominazione del Ministero dell’Istruzione e per aver affermato che la prima premier donna non rappresenti a pieno le donne.

L’intervento di Matteo Renzi ha strappato applausi ai senatori del centrodestra, destando anche la viva attenzione di Giorgia Meloni che, con l’espressione divertita ha scambiato qualche parola con Matteo Salvini. In particolare, a proposito di “merito”, rivolgendosi alla senatrice dem Malpezzi, ha tuonato: “Lo dico agli amici del Pd: io non riesco a capire come sia possibile che il primo argomento di discussione sia attaccare la maggioranza per il merito, per il nome dato a un ministero… Lo dico a Simona Malpezzi che era una pasdaran del fatto che bisognasse inserire il merito nella buona scuola”.