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Si droga, picchia la compagna e la fa abortire

Uomo violento fa abortire la compagna

Si droga, picchia la compagna e la fa abortire: 53enne allontanato dal Gip dopo che la vittima aveva trovato la forza per denunciarlo

Orrore a Verona, dove un bruto si droga, picchia la compagna e la fa abortire, tanto che il giudice ha deciso di allontanarlo dalla sua vittima dopo un lungo calvario di botte, vessazioni e terrore. Botte e violenze di ogni sorta erano il triste carnet di una donna veronese che dopo averne subite di tutti i colori ha finalmente trovato la forza di denunciare il suo compagno per i quotidiani maltrattamenti in casa. E quel calvario, secondo quanto riportano i media che hanno dato la notizia, sarebbe durato ben 13 anni

Picchia la compagna e la fa abortire, poi trova il coraggio di reagire

Nello specifico dell’episodio che ha fatto da spartiacque fra sopportazione e reazione della vittima e che ha determinato l’intervento di polizia, magistratura e ufficio del Gip purtroppo c’è una perdita. La terribile perdita di un bimbo che la donna portava in grembo. Per anni la sua vita era stata fatta di botte quotidiane, fino al punto da perdere quel bambino che portava nel grembo. Il giudice che ha preso in esame la triste vicenda ha disposto l’allontanamento dell’uomo, un 53enne anch’egli di Verona. 

Bruto di 53 anni picchia la compagna e la fa abortire, le querele che poi venivano ritirate

E su quei maltrattamenti grava la certezza in punto di diritto che ad incentivarli è stato l’uso abituale di stupefacenti che l’aggressore fa da molto tempo, in maniera continuativa e censibile agli atti del provvedimento. In passato la donna aveva già sporto numerose querele, ma poi le aveva sempre ritirate sulla scorta di quella sorta di “armistizio” che in situazioni del genere segue sempre le violenze, e che funge puntualmente da innesco per metterne in atto altre ed altre ancora. 

Verona, picchia la compagna e la fa abortire: il ruolo chiave del primo figlio

E a suffragare il racconto della donna ci sono state anche le dichiarazioni del primo figlio, censito anch’egli come vittima della brutalità del padre e che ha confermato ogni singola circostanza censita negli atti sottoposti alla magistratura e vagliati dal giudice per le indagini preliminari che è il solo a poter disporre misure di cautela in attesa dell’eventuale processo. Il figlio ha incoraggiato la madre a trovare il coraggio di andare fino in fondo e la madre lo ha fatto: niente più  calci, pugni, bastonate con la scopa e tirate di capelli. Il Gip ha stabilito che l’uomo non potrà nemmeno avvicinarsi alla compagna e al figlio. Perché? Perché a suo parere “sussiste il pericolo attuale e concreto della reiterazione del reato, in considerazione del fatto che l’indagato agisce abitualmente in uno stato di alterazione dovuto all’assunzione di sostanze stupefacenti”.