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Sicilia: impiegato non va a lavoro per tre anni ma veniva pagato

Sicilia impiegato non va a lavoro per tre anni ma veniva pagato

Tra tutti i casi di assenteismo sul lavoro e i cosiddetti "furbetti del cartellino" assurti agli onori della cronaca, ecco un caso che ha dell'assurdo Chi sono i "furbetti del cartellino" ? Per quei pochi che ancora non lo sapessero sono i dipendenti che usano il badge in modo anomalo, per usare un...

Tra tutti i casi di assenteismo sul lavoro e i cosiddetti “furbetti del cartellino” assurti agli onori della cronaca, ecco un caso che ha dell’assurdo

Chi sono i “furbetti del cartellino” ? Per quei pochi che ancora non lo sapessero sono i dipendenti che usano il badge in modo anomalo, per usare un eufemismo.

Si tratta di quei “mestieranti del badge”, che timbrano il cartellino per poi dedicarsi alle proprie faccende, invece di recarsi alla propria scrivania per lavorare.

Quello che le cronache riportano, però, sembra essere un vero e proprio record del settore. La storia proviene dal paesino di Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina. Qui la Guardia di Finanza, di concerto con la Polizia Municipale, concludendo un’indagine lunga circa due anni, ha rilevato una grave irregolarità. All’interno dell’ufficio Urbanistica hanno infatti rinvenuto un dipendente “fantasma”: tra i dipendenti regolarmente in organico, infatti, un lavoratore risultava essere presente con continuità, ma nessuno sembrava conoscerlo.

I colleghi non lo avevano mai visto e la sua unica traccia era il badge strisciato in entrata e uscita. I riscontri in mano alle forze dell’ordine infatti hanno appurato che il badge veniva timbrato con regolarità alla stessa ora da circa tre anni. Le indagini hanno mirato al maggior numero di riscontri e testimonianze dei colleghi finché il reato contestato è stato quello di truffa aggravata e continuata.

Sembra anche che altre persone fossero a conoscenza dello strano fenomeno. Per essi è stato contestato il reato di abuso d’ufficio. Ovviamente tutti gli indagati avranno modo di contestare i reati a loro ascritti.

Notevole è il danno erariale che risulta dai riscontri. Ammonterebbe infatti a più di 60.000 euro.

Tale fenomeno, come è ovvio, è particolarmente inviso all’opinione pubblica, sia perché lo stipendio di questi “lavoratori” è pagato con soldi pubblici , sia perché, in un momento storico in cui la mancanza di lavoro attanaglia i giovani e non solo, tutto questo sembra rappresentare un disprezzo verso il lavoro che per molti invece sarebbe vista come una fortuna.