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Silvio Berlusconi ricandidabile, la decisione del Tribunale

Silvio

Silvio Berlusconi è stato riabilitato dal Tribunale di Sorveglianza nell’ambito del processo sui diritti Mediaset. Avrebbe il diritto di ricandidarsi.

Silvio Berlusconi è ricandidabile. Lo ha deciso nel pomeriggio di Venerdì 11 maggio 2018 il Tribunale di sorveglianza di Milano, che undici mesi dopo rispetto al previsto, è giunto alla decisione di riabilitarlo, cancellando il provvedimento di condanna emesso nei confronti dell’ex presidente del Consiglio nell’agosto del 2013 nell’ambito del processo sui diritti Mediaset. A effetto di tale sentenza, il leader di Forza Italia non era più candidabile per sei anni (lui ora ne ha 81) in base alla legge Severino (emanata dall’omonima ministra della Giustizia durante il Governo tecnico di Mario Monti il 6 novembre del 2012).

La Procura milanese potrebbe presentare appello contro la decisione del giudice, benché già applicabile. Berlusconi avrebbe il diritto di ricandidarsi alla Camera o al Senato, se gli italiani dovessero tornare alle urne dopo un eventuale fallimento di Lega e Movimento 5 Stelle nel formare un nuovo governo.

Silvio Berlusconi

Le azioni legali

Gli avvocati di Silvio Berlusconi, Franco Coppi e Nicolò Ghedini, avevano presentato istanza di annullamento della sentenza di condanna e incandidabilità nei confronti del loro assistito il 12 marzo 2018. Ciò dopo la scadenza di tre anni prevista dalla legge da quando il numero uno di Forza Italia aveva cessato del tutto di espiare la pena.

Precedentemente i difensori dell’ex premier avevano fatto ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo con sede a Strasburgo, sostenendo che la norma voluta da Paola Severino avesse avuto un effetto retroattivo sulla posizione di Berlusconi. In quest’ambito la decisione è attesa per l’autunno.

La riabilitazione

Il codice penale prevede che un soggetto riabilitato veda estinte le pene accessorie e gli altri effetti della condanna inflitta, dopo aver adempiuto agli obblighi civili derivanti dal reato (in tal caso il risarcimento danni e la messa in prova ai servizi sociali per quattro ore alla settimana presso la casa di cura per anziani Istituto Fondazione Sacra Famiglia di Cesano Boscone invece che altrettanti anni di reclusione) e dato “prove effettive e costanti” di buona condotta.

Ininfluenza delle cause pendenti

Il Tribunale di Sorveglianza del capoluogo lombardo ha deliberato in base a quanto precedentemente deciso dalla Cassazione, ovvero che Berlusconi potesse essere riabilitato anche se in corso ci sono altri processi penali a suo carico, cioè quelli per corruzione seguiti al “caso Ruby”, da cui era stato assolto. La Procura di Milano potrebbe decidere di presentare istanza d’appello.

I primi commenti

Le prime personalità politiche a commentare la decisione del giudice nei confronti di Berlusconi sono stati l’ex ministro della Giustizia Renato Schiafani e dell’Istruzione Mariastella Gelmini. Il primo ha twittato “Parziale giustizia a solenne ingiustizia, aspettando Strasburgo”.

Renato Schiafani

La seconda, attualmente capogruppo di Forza Italia alla Camera, scrive su Facebook un lungo post che esordisce con “Giustizia è fatta!”. Per la Gelmini, la sentenza sulla riabilitazione di Berlusconi arriva dopo “un calvario durato 5 anni”, che non ha permesso a Berlusconi di ricandidarsi “come milioni d’italiani chiedevano”. Tuttavia l’Italia potrà da ora contare ancora di più” sul partito.

Mariastella Gelmini

Felicitazioni per la sentenza favorevole al proprietario di Mediaset sono arrivate anche dalla leader della Lega Nord Matteo Salvini, il quale ha scritto in una nota che la riabilitazione di Berlusconi è “buona notizia … Soprattutto per la democrazia”.

Mara Carfagna, ex ministro delle Pari Opportunità con Berlusconi al governo, scrive su Facebook che“finalmente” il leader di Forza Italia può “tornare in campo”, sostenendo che così il Paese abbia ancora “la fortuna” di poter contare sulla “grande esperienza” e “saggezza” del presidente del partito. Esulta quindi per la fine di “una persecuzione giudiziaria e un calvario che non hanno scalfito la forza di una grande leadership, che ancora oggi, in uno scenario politico profondamente mutato, è imprescindibile e centrale”. Giorgia Meloni usa parole simili, definendo “un atto di giustizia” la “riammissione di Berlusconi alla politica attiva.

Mara Carfagna

Giorgia Meloni