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Sindaco di Rieti: “Boia chi molla è solo un motto”, è polemica

Antonio Cicchetti

La difesa del sindaco uscente di Rieti: “Boia chi molla è solo un motto radicato nella storia d'Italia, non certo un indizio di reato"

Il sindaco di Rieti Antonio Cicchetti non vuole sentir parlare di apologia del Ventennio in merito a una sua frase che ha scatenato molte polemiche e spiega secco: “Boia chi molla è solo un motto”. Il 70enne primo cittadino del comune laziale ha insomma solo delle esigenze di “sintesi” con cui ha liquidato quella frase decisamente infelice. Tuttavia la polemica non si è affatto placata ed è arrivata a stretto giro di posta la replica di Ruth Dureghello, presidente della comunità ebraica di Roma: “Boia chi molla non è il grido di battaglia, ma il motto di un’ideologia sconfitta dalla storia da condannare senza ambiguità o fraintendimenti”.

“Boia chi molla è solo un motto”

Cicchetti, ex missino, aveva concluso un comizio a Rieti con quell’espressione fascista in corso di ricerca di consenso dopo tre mandati consecutivi e aveva detto: “Dobbiamo andare avanti al grido di battaglia che è sempre il solito, ‘boia chi molla’”. Il sindaco uscente aveva pronunciato quella frase durante un evento di supporto alla candidatura del suo vice, Daniele Sinibaldi, di Fratelli d’Italia.

La difesa di Antonio Cicchetti

E Cicchetti si è difeso: “Boia chi molla è un motto, radicato nella storia d’Italia, non un indizio di reato. Si tratta di un invito a non desistere in campagna elettorale“. E in chiosa: “Nello specifico pronunciarla in un intervento nel quale si esorta a non desistere un attimo dal fare campagna elettorale rappresenta la conclusione sintetica di un discorso e non è un invito alla sollevazione popolare o alla discriminazione di chicchessia”.