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Sindaco Raggi «ok di Conte a poteri speciali per Roma»

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«È andato molto bene», ha annunciato Virginia Raggi fuori da Palazzo Chigi. Presentato il dossier sul rilancio di Roma al premier Conte.

Il primo faccia a faccia tra il sindaco di Roma Virginia Raggi e il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte «è andato molto bene». Ad annunciarlo è la stessa Raggi fuori da Palazzo Chigi: «Abbiamo chiesto poteri speciali per Roma, il fatto che debba sostanzialmente avere uno status come le altre Capitali, e abbiamo anche parlato della possibilità che questo percorso venga affiancato da un comitato di saggi costituzionalisti». Il dossier presentato dalla sindaca al premier prevede un vero e proprio programma utile al rilancio della Città eterna. I due capisaldi della riforma? Roma come una Regione e un comitato di seggi allargato anche al Pd.

Una riforma «che rilanci Roma»

Concluso da poco il suo pellegrinaggio di ministero in ministero, Virginia Raggi, ha illustrato al leader dell’esecutivo, nella mattinata di oggi, 21 settembre 2018, una proposta di riforma finalizzata al rafforzamento dei poteri della Capitale. Era il primo incontro tra la sindaca e Conte. Ma Raggi è da lungo impegnata in un tour diplomatico durante il quale ha incontrato tutta la dirigenza del governo gialloverde, da Di Maio a Salvini, passando per Toninelli, Fraccaro, Bonisoli, Costa e Bongiorno. Per concludere con Erika Stefani, responsabile degli Affari Regionali e delle autonomie.

Il modello

Sì perché l’obiettivo finale della Raggi è proprio quello di dare a Roma lo status di una Regione, dotandola degli stessi strumenti amministrativi – e lo stesso portafoglio – di Parigi, Berlino e Londra. Nell’incontro a Palazzo Chigi la Raggi ha chiesto a Conte di istituire e guidare una «Cabina di regia per la Capitale», di cui dovrebbero fare parte il Comune, la Regione guidata dal dem Nicola Zingaretti, la Città metropolitana e i ministeri strategici. In altre parole la città eterna punta ad elevarsi al di sopra di tutti gli altri ottomila comuni italiani. In questo modo all’amministrazione della Capitale passerebbero le competenze su trasporti pubblici e scuole, insieme alla delega sulle politiche del lavoro. La sanità rimarrebbe invece in capo alla Pisana.

I costi extra

Questo mette in campo una questione tutt’altro che secondaria, quella meramente pecuniaria. Più volte Raggi ha parlato di 1,8 miliardi per finanziare gli interventi della cosiddetta Agenda per Roma. La sindaca punta ad istituzionalizzare le «spese di rappresentanza», cioè i fondi sborsati dal governo per compensare l’impatto sulla città di alcuni oneri connessi al ruolo di Capitale, come la presenza dei ministeri o la grande quantità di manifestazioni e corei che si concentrano nella città eterna. L’obiettivo è rimpinguare allora i 110 milioni di «extra-costi» strappati da Ignazio Marino nel 2014.

E la Lega della «Roma ladrona»? Pare che la riforma sul rilancio della Capitale abbia incontrato il favore del governo. Quanto ai pentastellati sembrano essersi allineati al pensiero del loro leader spirituale. Già un anno e mezzo fa, quando al governo c’era ancora il Pd, Beppe Grillo spingeva per rinforzare i poteri romani: «o diventa Capitale davvero o non ce la fa» ammoniva il comico e politico su Roma.

Salvini intanto è già stato informato della mossa del Campidoglio. E pare che non ci sia spazio per il dissenso. Nel contratto di governo M5S-Lega è stato scritto chiaro: è necessario un «disegno attuativo delle disposizioni costituzionali su Roma tocca «Capitale con legge dello Stato» e sancire «un nuovo Patto tra la Repubblica e la sua Capitale, restituendole nuova e definitiva dignità». Pari a quella che già spetta al resto della capitali europee. Si partirà quindi dal varo dei decreti mai attuati della riforma del 2011, poi si passerà agli altri step, fino a quelli che interessano l’assetto istituzionale.

Una squadra di tecnici “super partes”

Raggi chiede inoltre la costituzione di una Cabina di regia incaricata di mettere nero su bianco la riforma. Una squadra che il primo cittadino romano vorrebbe composta da tecnici super partes, costituzionalisti di tutte le estrazioni politiche, Pd compreso.