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Siria: attacco di Trump, con l'ausilio di Londra e Parigi

Siria

Donald Trump, supportato da Londra e Parigi, sferra il suo attacco alla Siria.

Non c’è pace in Siria. Dopo una settimana dall’attacco a Duma, nel quale sarebbero state utilizzate armi chimiche, arriva la risposta occidentale con una rappresaglia in stretto coordinamento tra gli Stati Uniti, Londra e Parigi.

Attacco alla Siria da Donald Trump

Era abbastanza prevedibile ciò che è accaduto. Dopo lo sdegno mondiale riguardante il bombardamento che ha visto tragica protagonista la città che si trova alle porte di Damasco, nel Ghuta orientale, la risposta era attesa.

Duma, nota per essere baluardo dei ribelli in Siria, è stata attaccata lo scorso 7 aprile con una bomba al cloro, provocando la morte di un centinaio di persone, tra cui molte donne e bambini, e lasciando sul campo centinaia di feriti, molti dei quali versano tutt’oggi in condizioni gravissime.

Dopo il terribile attacco e nessuna conferma da parte del Governo di aver utilizzato armi chimiche, la risposta non si è fatta attendere. È arrivata, nella notte del 14 aprile, in diretta televisiva da parte del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.

La risposta di Trump, con Londra e Parigi

Trump si è rivolto, tramite il piccolo schermo, ai cittadini statunitensi tenendo un sentito e drammatico discorso alla nazione. Il Presidente ha puntato sulla impellente necessità di agire contro i sempre più efferati crimini e la barbarie che il regime di Bashar al Assad continua a perpetrare.

Il presidente della Siria è stato appellato da Trump come “un mostro” che massacra il proprio popolo. A partire da qui, quindi, ogni riserva è stata sciolta e giusto dopo una settimana dall’attacco chimico alla città siriana di Duma, il presidente degli Stati Uniti ha ordinato la rappresaglia di risposta, con l’ausilio di Londra e di Parigi.

Siria

Missili su Damasco e Homs

L’attesa è stata breve, non c’è stata una pausa tra le parole di Trump e l’attacco alla Siria. Come infatti è stato raccontato da alcuni testimoni, i primi missili Tomahawk cadevano su Damasco e Homs proprio nel momento in cui il presidente degli Stati Uniti era ancora impegnato a parlare alla nazione.

All’incirca alle 22, ora di Washington, ovvero le 3 del mattino in Italia, il cielo ha cominciato a riempirsi delle scie lasciate dai missili. A quanto appreso, si è trattato di una “one night operation”, ovvero un’operazione unica, che è durata poco più di un’ora.

Colpiti tre obiettivi

Così come spiegato dal Pentagono, nel corso dell’operazione sono stati colpiti principalmente tre obiettivi: un centro di ricerca scientifica a Damasco, un sito di stoccaggio per armi chimiche a ovest della città di Homs e un importante posto di comando situato nei pressi del secondo obiettivo.

Sempre a quanto appreso da fonti ufficiali, i missili sono stati lanciati sia da alcuni bombardieri sia da almeno una delle tante navi militari americane, attualmente posizionate nelle acque del Mar Rosso. Il segretario americano alla Difesa, l’ex generale James Mattis, ci ha tenuto a spiegare che si è trattato di un chiaro messaggio per Assad.

L’ex generale, inoltre, ci ha tenuto ad assicurare che allo stato attuale non si registrino perdite tra le forze Usa e, soprattutto, come sia stato deciso di compiere ogni sforzo possibile per evitare che ci fossero vittime civili.