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Siria, ergastolo in Germania all'ex torturatore di Assad

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Coblenza (Germania), 13 gen. (askanews) - L'Alta corte di Coblenza, in Germania, ha condannato all'ergastolo Anwar Raslan, un ex colonnello siriano riconosciuto colpevole di crimini contro l'umanità. Un processo definito storico, che si è tenuto nel rispetto del principio della giurisdizione uni...

Coblenza (Germania), 13 gen. (askanews) – L’Alta corte di Coblenza, in Germania, ha condannato all’ergastolo Anwar Raslan, un ex colonnello siriano riconosciuto colpevole di crimini contro l’umanità. Un processo definito storico, che si è tenuto nel rispetto del principio della giurisdizione universale, che consente di perseguire eventuali crimini di guerra commessi da cittadini stranieri in altri Stati. Inoltre il processo è il primo al mondo a collegare presunti crimini contro l’umanità con lo Stato siriano.

Il colonnello Raslan, 58 anni, quando era un alto ufficiale dell’intelligence siriana è stato ritenuto responsabile di aver sottoposto a tortura nel centro di detenzione Al-Khatib a Damasco, noto anche come “Branch 251” (Ramo 251), almeno 4.000 persone tra il 2011 e il 2012. Almeno 30 di queste sarebbero morte. Raslan ha cercato rifugio in Germania dopo avere disertato il regime siriano nel 2012.

A Ginevra il capo dell’ong Human Rights Watch, Kenneth Roth, che ha fornito alcune prove usate nel processo, ha dichiarato che è una sentenza:

“Davvero storica, perché mentre la Russia ogni tanto sostenuta dalla Cina ha bloccato gli sforzi di inviare le atrocità siriane al Tribunale penale internazionale, c’è ancora un’alternativa molto importante, che è usare la giurisdizione nazionale, usare il concetto di giurisdizione universale, l’idea che i crimini di guerra, le atrocità di massa possono essere processati in ogni forma praticabile”.

Il regime siriano aveva fatto ricorso alla violenza e all’uso pesante di armi per sopprimere le proteste scoppiate nel marzo 2011, ha ricordato la giudice Anne Kerber. Le vittime del centro di detenzione non solo erano “torturate, ma anche lasciate soffrire la fame e private dell’aria” in celle affollate, non igienicamente adeguate, dove non potevano distendersi o stare sedute”, ha aggiunto.

La corte ha chiaramente stabilito che in quel centro c’erano “condizioni di detenzione disumane, torture sistematiche, violenze sessuali e omicidi”, ha denunciato Markus Beeko, a capo di Amnesty International in Germania.

Più di 80 i testimoni, tra cui 12 disertori del regime e molti uomini e donne siriane che ora vivono in Europa.

Attivisti siriani si sono radunati fuori dal tribunale con degli striscioni e cartelli con la scritta “Dove sono?”, in riferimento ai parenti scomparsi nei centri di detenzione siriani.