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Siria, la Risoluzione ONU: il destino di Assad nelle mani dei siriani

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In una recente intervista pubblicata dal Corriere della Sera, Federica Mogherini, attuale Alto Rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea, ha fornito alcune utili indicazioni circa la Risoluzione approvata dal Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite in relazione alla situazione i...

In una recente intervista pubblicata dal Corriere della Sera, Federica Mogherini, attuale Alto Rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea, ha fornito alcune utili indicazioni circa la Risoluzione approvata dal Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite in relazione alla situazione in Siria.

“La Risoluzione” ha spiegato la Mogherini, “traccia la road map della trattativa con la Siria e dà all’inviato ONU Staffan De Mistura l’incarico di convocare la prima riunione tra opposizione e regime per gennaio. Le tappe previste sono l’avvio della transizione politica, il cessate il fuoco in parallelo, una modifica della governance che potrebbe essere o un governo di unità nazionale o un’altra forma di condivisione del potere, la riforma costituzionale, le elezioni”. “Ma l’essenziale” ha sottolineato la Mogherini, “è che il processo parta a gennaio, insieme alla tregua, il che permetterà operazioni umanitarie su larga scala, come le vaccinazioni di cui c’è immediato bisogno, e questo consente di mandare un messaggio ai siriani, una speranza per il futuro”.

Sull’ex presidente Bashar Al Assad “restano opinioni diverse, ma siamo tutti d’accordo che ci sarà una transizione e che spetterà ai siriani, tutti i siriani, decidere”. All’Unione Europea spetta un ruolo di primo piano “su due versanti: quello umanitario (abbiamo fin qui stanziato quattro miliardi di euro per l’emergenza siriana) e quello diplomatico (i nostri rapporti con l’Iran, i paesi della regione e le parti siriane ci mettono nelle condizioni migliori per aiutare il processo)”.

Sulla possibilità che il cammino del delegato ONU possa essere difficile come lo è stato quello di Leon e Kobler in Libia non ci sono dubbi, ma la recente sottoscrizione degli accordi è un fatto “molto positivo”: “diverse componenti libiche, non solo parte dei due parlamenti, ma anche municipalità e tribù, hanno risposto a un nuovo senso di urgenza che si afferma all’interno del paese. Il diffondersi di Daesh crea infatti un problema crescente di sicurezza alle popolazioni, oltre a essere una minaccia per l’intera regione. Il consenso della comunità internazionale e degli attori regionali, espresso alla Conferenza di Roma, è stato un modo importante di sostenere questa nuova volontà libica”.