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Soccorre donna ubriaca, infermiera presa a calci e pugni

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Ennesima aggressione contro un medico. L'infermiera del 118 di Lecce colpita al volto durante un soccorso chiede "l’indennità di rischio".

Una infermiera del 118 di Lecce è stata aggredita con calci e pugni mentre tentava di soccorrere una donna in evidente stato di ebbrezza. L’operatrice denuncia come da anni il settore stia combattendo affinché venga riconosciuta “l’indennità di rischio” perché, sottolinea, “siamo sempre in prima linea”.

Infermiera mostra i lividi dopo l’aggressione

Ultimamente, anche la professione di medico è diventata pericolosa. L’ultima aggressione denunciata è avvenuta nel centro di Lecce, in piazza Sant’Oronzo. A rivelarlo la stessa vittima, una infermiera del 118, che ha diffuso su Facebook le foto dei lividi sotto l’occhio. Stando alle prime ricostruzioni, Maria Giovanna Zippo domenica scorsa era a bordo dell’ambulanza quando questa ha prestato soccorso ad una donna, una 52enne in evidente stato di ebbrezza. “Sembrava ubriaca, si sentiva l’alito che odorava di alcol” racconta infatti l’infermiera.

La donna era agitata e per cercare di calmarla è stata accompagnata presso l’ambulanza. A quel punto, però, la 52enne ha sferrato un pugno in piena faccia contro l’infermiera. Non soddisfatta, le ha poi tirato anche due calci allo stinco, che hanno provocato a Maria Giovanna un ematoma. “Non me l’aspettavo, – confessa – ero riuscita a calmarla, mi ha colto di sorpresa, ma mi ha fatto veramente male, non riesco a vedere dall’occhio sinistro”. Per fortuna, i colleghi le hanno assicurato che guarirà nel giro di qualche giorno.

“Non è la prima volta che accade, ma nessuno ci protegge” denuncia quindi l’operatrice del 118. Già 14 anni fa, infatti, Maria Giovanna era stata aggredita durante un soccorso. “Io sono solo una delle tante vittime, andiamo a soccorrere gente in ogni dove, dal tossicodipendente al delinquente, siamo in prima linea” spiega. “Stiamo combattendo da anni perché la Regione ci riconosca l’indennità di rischio. – sottolinea quindi l’infermiera – Vogliamo il riconoscimento e la riconoscenza. Andiamo in aperta campagna rischiando di essere travolti da macchine sulle strade, prendiamo le vene al buio rischiando di pungerci con aghi infetti”.