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Soumayla Sacko, ucciso per le lamiere della ex fabbrica

Arrestato il presunto assassino di Sacko

Antonio Pontoriero avrebbe ucciso Soumayla Sacko perché voleva essere l'unico a prendere le lamiere della fabbrica abbandonata.

Antonio Pontoriero è stato arrestato per l’omicidio di Soumayla Sacko, il 29enne originario del Mali ucciso a San Calogero, Vibo Valentia, con un colpo di fucile. Sembra che l’uomo non sia stato spinto da odio razziale o da vendetta personale, ma dal desiderio di essere il solo a utilizzare la ex fabbrica “Fornace Tranquilla” per il rifornimento di lamiere e altri materiali.

Sacko, il presunto assassino

Proseguono le indagini sull’omicidio di Soumayla Sacko, il 29enne originario del Mali e residente a San Calogero (Vibo Valentia). Il ragazzo è stato ucciso con un colpo di fucile alla testa mentre si trovava sul terreno un tempo appartenuto alla fabbrica “Fornace Tranquilla”. Lo spazio è abbandonato da quando la fabbrica è stata coinvolta in un’indagine per inquinamento ambientale (ormai prossima alla prescrizione). Nella ex fabbrica, Soumayla e i suoi amici trovavano abitualmente lamiere e altri materiali con cui costruire le baracche in cui vivono a San Ferdinando.

Sembra che proprio il rifornimento delle lamiere dalla ex “Fornace” sia il movente dell’omicidio di Soumayla Sacko. La polizia ha arrestato Antonio Pontoriero, 43enne di San Calogero, nipote di Francesco Pontoriero che per anni è stato proprio il custode dell’ex fabbrica posta sotto sequestro.

Ucciso per le lamiere

Dalle prime indagini delle forze dell’ordine è emerso che Pontoriero era solito rifornirsi in prima persona dei materiali presenti sul suolo ormai abbandonato. Lo testimonia l’episodio del 5 maggio: i carabinieri si sono recati alla ex fabbrica in seguito alla segnalazione di un furto e i ladri in questione erano proprio Pontoriero e lo zio. L’uomo rivendicava sullo spazio un diritto di prelazione che non aveva, dal momento che la “Fornace” non era di sua proprietà.

Antonio Pontoriero non ha gradito la presenza di Soumayla e di due suoi amici sul suolo della ex fabbrica e ha reagito puntando contro di loro il proprio fucile. Questa ipotesi escluderebbe dunque l’accusa di omicidio aggravato da odio razziale, che era invece sembrato essere il movente in un primo momento.

La testimonianza di Drame

Fondamentale per le indagini è la testimonianza di Madhieri Drame, 39 anni, connazionale di Sacko. Drame era presente al momento dell’omicidio di Soumayla e ha raccontato ciò che ha visto alla polizia. Madhieri ha dichiarato che l’assassino non ha sparato alla cieca, ma ha agito con agghiacciante freddezza. Ha preso la mira e ha sparato alla testa del giovane maliano. Poi si è spostato per colpire gli altri uomini presenti.

Drame ha anche riferito alle forze dell’ordine di aver visto Pontoriero poco dopo l’omicidio, mentre cercava aiuto per Soumayla. Pontoriero stava parlando con altri africani della baraccopoli di San Ferdinando ma, davanti alla richiesta di aiuto di Drame, si sarebbe rifiutato di collaborare e si sarebbe allontanato a bordo della sua Fiat Panda.